Il decreto attuativo della legge delega per la riforma dell’assistenza agli anziani (persone anziane, tutti coloro che hanno compiuto 65 anni) in attuazione della legge 33/2023 e nell’ambito di una riforma strutturale sulle politiche per gli anziani. in attuazione dell’art. 1 della Legge di bilancio 2022 e realizzando, nei termini, uno degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. è pubblicato in Gazzetta Ufficiale (G.U. 18/03/2024, n. 65).



Si tratta prima di tutto di una semplificazione dell’accesso ai servizi da parte degli anziani mediante la creazione di punti unici di accesso ai servizi sociali e sanitari (PUA). Inoltre, prevede l’individuazione di modalità di riconoscimento della non autosufficienza; la valutazione multidimensionale; la definizione di progetti assistenziali individualizzati che promuovano la deistituzionalizzazione. Il tutto sotto la governance nazionale delle politiche in favore della popolazione anziana, per coordinare e promuovere gli interventi anche di prevenzione della fragilità.



Le norme della legge delega  coprono un vasto ambito di temi  attraverso il riordino, la semplificazione, l’integrazione e il coordinamento della normativa in materia di assistenza sociale sanitaria e socio sanitario degli anziani e disabili, anche in attuazione delle missioni 5 C2 e 6 C1 del Pnrr.

Mi limito a esprimere un parere articolato sul provvedimento perché emerge  con chiarezza che mancano risorse aggiuntive, indispensabili per attuare la riforma, e che quasi tutti i provvedimenti attuativi sono rinviati. Al decreto non sono assegnati nuovi investimenti, ma si utilizza semplicemente un travaso di risorse da altri fondi a partire da quello per la non autosufficienza già oggi assolutamente insufficiente, o dal Pnrr (dalla cui rimodulazione sono già stati tagliati dal Governo 3 miliardi dalla M5 per il sociale).



Senza risorse è impossibile garantire gli obiettivi della riforma, che così delineata nei contenuti non garantirà la necessaria presa in carico universale della condizione di fragilità delle persone anziane non autosufficienti tramite un rinnovato sistema di servizi. Al contrario, lo schema di decreto travisa ed eccede la delega, introducendo tre diverse fasce di popolazione anziana (65, 70, 80 anni) che, a parità di bisogni, riceveranno risposte differenziate o verranno escluse dall’accesso a servizi e prestazioni, con un’evidente e ingiustificata discriminazione basata sull’età e non sui bisogni di cura. Inoltre, la sperimentazione della nuova misura della Prestazione Universale riguarda solo persone ultraottantenni con bisogno assistenziale gravissimo e in stato di povertà, ovvero unicamente solo 25 mila anziani non autosufficienti, lo 0,6% del totale.

È negativo rispetto ai PUA il rinvio per la definizione dei criteri di accesso e le modalità di funzionamento degli stessi, che non saranno quindi operativi. Così come sono inaccettabili i rinvii che ritardano ancora l’erogazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEPS) e una vera integrazione con i Livelli essenziali di assistenza (LEA), nonché il rinvio delle parti della delega riguardanti la domiciliarità e i servizi residenziali e semiresidenziali. Infatti, siamo ancora lontani dall’istituire su tutto il territorio nazionale le Case della salute, strutture polivalente in grado di erogare in uno stesso spazio fisico l’insieme delle prestazioni socio-sanitarie, favorendo, attraverso la contiguità spaziale dei servizi e degli operatori, l’unitarietà e l’integrazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociosanitarie e, soprattutto, il terminale organizzativo ed efficiente del servizio domiciliare ad oggi così scarso. In tal senso, la Casa della salute deve rappresentare il luogo della partecipazione democratica dove i cittadini e le associazioni di tutela dei pazienti contribuiscono alla programmazione dei servizi e delle attività e sono chiamati a valutare i risultati ottenuti in termini di salute e di benessere percepito.

All’interno della struttura devono trovare collocazione gli studi dei Medici di Medicina Generale (MMG) e deve essere garantita la continuità assistenziale 7 giorni su 7 e per le 24 ore attraverso il lavoro in team con i medici di continuità assistenziale (MCA) e di emergenza territoriale (MET). Gli studi di MMG che per ragioni di opportunità non possono trovare allocazione all’interno della struttura devono essere in ogni caso a questa funzionalmente collegati attraverso un idoneo sistema a rete che consenta la gestione informatizzata dei dati clinici dei pazienti. Sono parte integrante della Casa della salute gli ambulatori della Specialistica ambulatoriale.

Attendiamo il seguito.

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