Sulla non autosufficienza la premessa della legge 33/2023 sull’indifferibile necessità sui bisogni crescenti è di fatto negata con il dlgs 29/2024 perché consiste in un decreto omnibus: contiene diverse materie che sarebbe stato utile trattare con specifici decreti e molti articoli  non traducono la delega immediatamente in misure operative. Anzi, tra sperimentazioni e rimandi dell’applicazione della norma (perché non vi è la copertura economica, ma allora bisognava ammetterlo come già noi avevamo scritto), i nostri familiari soffrono la situazione di non autosufficienza sempre di più.



Qualche esempio. Per punti unici di accesso, valutazione multidimensionale, presa in carico, Pai, semplificazione rinviata, telemedicina domiciliare si prevede il rinvio a futuro decreto per la definizione di prestazioni, con tre sperimentazioni in tre diverse aree geografiche per 18 mesi e senza risorse umane, strumentali e finanziarie aggiuntive, con conseguente apertura di spazi a soggetti privati e farmacie territoriali entro dicembre 2025. L’individuazione del target “persone grandi anziane (ultra80enni) con almeno una patologia cronica” escluderà persone di età inferiore che potrebbero avere maggiori bisogni.



In assenza di un rinnovato sistema di servizi, il decreto si riduce a prevedere un nuovo trasferimento monetario. La Legge delega indicava l’introduzione della “prestazione universale” graduata secondo il bisogno, prevista in via sperimentale, lasciando alla persona anziana non autosufficiente la possibilità di scegliere se beneficiarne sotto forma di trasferimento monetario o servizi alla persona. Il decreto prevede un beneficio economico e non graduato secondo il bisogno.

Per la formazione del personale addetto all’assistenza degli anziani non autosufficienti, la Legge 33/2023 delega la definizione di percorsi formativi per i lavoratori dei servizi del territorio, a domicilio, nei centri semiresidenziali integrati e nei centri residenziali. Invece, riguardo l’individuazione di “nuove e diverse figure professionali” contrasta con quanto già regolato in materia di Operatori Socio Sanitari e figure affini, ed è stata ulteriormente rinviata dal d.lgs. alla definizione di future linee guida a cui le regioni “potranno” fare riferimento.



Manca del tutto l’individuazione del fabbisogno di personale in relazione al sistema dei servizi e al loro modello  organizzativo. L’individuazione dei percorsi di certificazione delle competenze non dovrà però tradursi nella creazione di una nuova qualifica professionale, eppure il d.lgs. risulta ambiguo al riguardo. La definizione del ruolo e del profilo del caregiver non può prescindere dallo sviluppo e dal potenziamento della rete dei servizi e della presa in carico dell’assistito, anche al fine di consentire la reale possibilità ai caregiver di avere progetti di vita personali e scelte non vincolate in ambito lavorativo.

La partecipazione del caregiver alla valutazione multidimensionale unificata e alla redazione del Pai è opzionale, invece che fondamentale. Si prevede per i caregiver l’accesso alla qualifica professionale di OSS: è scorretto sovrapporre il tema del riconoscimento del lavoro di cura gratuito a quello delle politiche attive del lavoro, è una ghettizzazione del lavoro di cura delle caregiver soprattutto donne, e la definizione del >profilo del caregiver è in parallelo di un altro decreto, i due testi dovranno necessariamente essere armonizzati.

Promozione dell’autonomia, invecchiamento attivo, cohousing: nulla di fatto. Il costante rinvio a ulteriori provvedimenti è presente in quasi tutte le norme, che per ora rimangono dunque dichiarazioni di intenti, ma appoggiandosi al servizio civile, al volontariato e allo scambio intergenerazionale si assolve con l’invarianza finanziaria il ruolo del pubblico. Era prevista e non c’è una rimodulazione delle agevolazioni che concorresse, insieme alle altre misure, a un sistema di sostegni alle persone e alle famiglie che assicurano le cure a domicilio e riduce la possibilità di costruire una nuova domiciliarità che, con il Pai, l’Adi-Sad, i servizi di sollievo, sostegno a badanti e caregiver e agevolazioni, deve poter assicurare una continuità di cura e assistenza fino a 24 ore tutti i giorni, ove necessario .Così permane l’onere pesantissimo di rette e tariffe nei servizi residenziali e semiresidenziali a carico delle famiglie.

Il nodo delle risorse è cruciale: il d.lgs. non ne prevede di aggiuntive. La sola Prestazione universale viene finanziata, per due anni (2025-2026), sottraendo 250 milioni l’anno ad altri Fondi. Si provvederà, infatti, a valere sul Fondo per le non autosufficienze (150 mln totali nel 2025-2026), sul Programma nazionale «Inclusione e lotta alla povertà» (250 mln totali nel 2025-2026) e sulla Missione 5 del Pnrr (100 mln). C’è l’urgente necessità di consistenti incrementi delle risorse sia in ambito sanitario che sociale.

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