Ieri il Governo ha approvato alcune agevolazioni in materia energetica. Un impegno articolato e importante della maggioranza a sostegno di imprese e famiglie, anche in termini economici. Sono stati messi in campo 4,9 miliardi.
Si tratta di agevolazioni per i “clienti domestici economicamente svantaggiati” e di un contributo straordinario, sotto forma di credito di imposta, in favore delle imprese per l’acquisto di elettricità e gas. In questo secondo caso il credito di imposta riguarda l’incremento di costo sostenuto nel primo trimestre 2023 rispetto allo stesso trimestre del 2019 (se l’incremento è superiore al 30%).
Proviamo a fare un passo oltre e contestualizziamo questo intervento positivo del Governo nella fase particolare in cui avviene, con un occhio allo scenario internazionale Il prezzo del gas e dell’elettricità è sceso sensibilmente rispetto ai picchi estremi di agosto e settembre; la stagione termica si avvia alla conclusione senza che si siano prodotti gli scenari peggiori che si temevano qualche mese fa e che includevano distacchi obbligati per le imprese più energivore e limiti ai consumi domestici. La crisi energetica è stata declassata e non è più al centro dell’interesse mediatico. Ci si dimentica, quindi, che il prezzo dell’elettricità, ancora oggi, è quasi tre volte più alto della media degli anni 2014-2019 e lo stesso si può dire del prezzo del gas. Nel corso del 2022 il prezzo dell’elettricità è stato invece cinque/sei volte maggiore della media 2014-2019. Rispetto a questi incrementi gli interventi annunciati ieri dal Governo hanno un effetto modesto. È lecito poi chiedersi se le agevolazioni verranno mantenute nei prossimi trimestri nel caso in cui la situazione non si normalizzasse.
Le decisioni di investimento o disinvestimento delle imprese non possono cambiare in meglio in questo scenario. Le imprese hanno bisogno che i costi tornino molto più vicini a quelli del 2019 e che ci sia una ragionevole certezza che ci rimangano almeno nel medio termine. Bisognerebbe poi fare un’analisi seria di quello che è successo negli ultimi mesi e di quello che potrebbe succedere nei prossimi.
I consumi di gas sono scesi sia perché le imprese hanno chiesto meno elettricità, dato che con i prezzi alti alcune hanno deciso di fermare la produzione, sia perché l’inverno è stato mite. Il primo fattore ovviamente non può essere un motivo di compiacimento e il secondo è totalmente esogeno. Il prezzo del gas americano è crollato perché le imprese estrattrici hanno programmato incrementi della produzione, in un contesto di investimenti fatti con i tassi bassi, e poi si sono trovate una domanda molto inferiore alle attese per via del clima. Nel corso del 2022 la Cina era ancora chiusa per Covid. Infine, non si sono registrate né tensioni, né particolari interruzioni in Medio Oriente e nei Paesi produttori dell’Africa.
Oggi, con i prezzi ancora molto più alti del 2019, si vedono all’orizzonte diverse sfide. Nessuno può dare per scontato un altro inverno mite. I produttori americani, alle prese con l’impennata dei tassi di interesse, saranno molto più prudenti nei piani di investimento e di produzione. La Cina ha riaperto e sarà un concorrente temibile sui mercati internazionali del gas liquefatto; offre, rispetto all’Europa, maggiori garanzie, visto che non ha piani “green” e può presentarsi con un ampio pacchetto di accordi commerciali. Il Medio Oriente nelle ultime settimane ha dato segnali di tensione.
L’Italia, al netto dei necessari interventi, come il Decreto Bollette di ieri, utili per non mandare in emergenza famiglie e imprese, dal punto di vista strategico oggi è ferma a febbraio 2022. La produzione nazionale è al palo e gli annunci di maggiori investimenti nei Paesi produttori che si affacciano sul Mediterraneo non si sono ancora tradotti in cantieri. L’unica novità e l’incremento della capacità di rigassificazione, ma il mercato internazionale del gas liquido potrebbe diventare complicato e competitivo dopo la riapertura della Cina. La crisi energetica oggi è esattamente dove era all’inizio del conflitto in Ucraina. Speriamo in un’estate fresca e in un inverno torrido.
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