Anticipando la mattina in Confindustria la sostanza del decreto caro-bollette il cui testo è stato approvato ieri in Consiglio dei ministri di ieri, Mario Draghi ha mantenuto le promesse. Nell’ultimo trimestre 2021 gli oneri di sistema del gas saranno azzerati per tutti gli utenti, e quelli dell’elettricità per le famiglie e le piccole imprese fino a 16,5kw di potenza disponibile. Questo anche per cancellare le storture che vedevano un parrucchiere di media grandezza pagare un conto più salato di un avviato studio notarile. Se può risultare un’apparente ingiustizia bisogna considerare che il parrucchiere è una microimpresa per la quale il costo dell’energia elettrica pesa per non meno del 3-4% dell’incassato, senza purtroppo rientrare nelle categorie delle grandi imprese energivore come ad esempio un’acciaieria, che hanno diritto a degli sgravi sugli oneri di sistema per garantirne la competitività. Si tratta di scelte di politica industriale.



Tornando al decreto, anche se è da considerarsi una misura tampone limitata nel tempo, si percepisce che l’orientamento dell’esecutivo per calmierare i rincari di luce e gas è trasferire progressivamente sulla fiscalità generale gli oneri di sistema che pesano per metà sull’ammontare della bolletta. Stralciare seppure in maniera modulare, alcune di queste voci significa fare una scelta di finanza pubblica privilegiando il prelievo da una modalità regressiva (pagati in bolletta dai consumatori) a una modalità redistributiva (coperti dalle tasse dei contribuenti). Tuttavia, il parere su questo punto non è unanime.



I costi della generazione elettrica, anche quelli indiretti come lo smantellamento delle centrali nucleari, gli incentivi sulle energie rinnovabili o la ricerca sul sistema elettrico, vanno pagati da chi quella corrente la utilizza, in misura della quantità che consuma. Se questi sovraccosti vengono pagati dai contribuenti viene mascherato l’effetto delle scelte di politica energetica (gli italiani hanno scelto di uscire dal nucleare ed è corretto che assumano la responsabilità delle conseguenze). Inoltre, così facendo si depotenzia il fattore prezzo che rappresenta un driver per famiglie e imprese a compiere scelte di efficienza energetica e di consumo più consapevole. L’unica via per ridurre nel lungo periodo il peso dei rincari in bolletta è fare delle scelte di transizione ecologica adottando tecnologie energetiche che costano meno e sono più efficienti. In termini tecnici si chiama il principio di neutralità delle tecnologie. Banalmente significa far prevalere l’oggettiva efficacia a posizioni ideologiche sventolate da varie parti politiche. Nessuno può chiamarsi fuori, neppure noi, consumatori e/o contribuenti, che alla fine andremo a pagarne il conto.



Il testo approvato in Cdm stanzia 3 miliardi di euro più una riduzione dell’Iva nel gas al 5% per frenare gli aumenti attesi dal 1° ottobre. Sono previsti due miliardi di euro per ridurre gli oneri di sistema elettrici a famiglie e piccole imprese fino a 16,5 kW di potenza disponibile, altri 480 milioni per azzerare gli oneri di sistema per tutti i consumatori di gas, per i quali inoltre l’Iva verrà ridotta al 5%. Si stanziano altri 450 milioni per ridurre le bollette elettriche dei soli clienti vulnerabili titolari di bonus sociale. Le misure hanno quindi un valore complessivo di circa 3 miliardi di euro, a cui va aggiunto il minor gettito derivante dal temporaneo taglio dell’Iva sul gas. L’articolo 5 del decreto destinato a indicare le coperture dei vari importi è rimasto in bianco.

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