A ridosso dell’aggiornamento trimestrale, in vigore dal 1° luglio, delle tariffe luce e gas dell’Arera per l’utenza che ancora non è passata al mercato libero, ieri il Consiglio dei ministri è tornato a occuparsi di misure per contenere il caro energia ma con fondi minori rispetto alla bozza di decreto- legge esaminata la settimana scorsa. Complessivamente 3.044 milioni di euro invece di 3.271. Per mitigare l’effetto degli aumenti di prezzo dell’energia elettrica (in tre mesi il prezzo all’ingrosso del megawattora è passato da 308 a oltre 364 euro), anche nel terzo trimestre è confermato l’azzeramento degli oneri di sistema applicati alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione con potenza fino a 16,5kW, ma con stanziamenti minori a quelli previsti inizialmente nella bozza del decreto-legge esaminato in prima lettura la settimana scorsa. Vengono stanziati 1.915 milioni di euro per gli sgravi sull’elettricità, 165 in meno che nella prima bozza, e 1.013 per il gas contro 1.191, anche in questo caso con una riduzione dello stanziamento per la voce oneri di sistema. La novità riguarda lo stanziamento di altri 116 milioni di euro per il bonus sociale su elettricità e gas.
Tra le altre misure approvate, per garantire la sicurezza di riserve di gas per l’inverno, è stato introdotto un meccanismo di acquisti di ultima istanza di gas per le iniezioni in stoccaggio da parte del Gestore dei Servizi Energetici Gse, direttamente o tramite società partecipate, e in stretto coordinamento con Snam, per un valore complessivo fino a 4 miliardi di euro. La copertura è stata trovata nei fondi residui della misura di sostegno all’economia nel quadro dell’emergenza Covid. Allo stesso tempo, si conferma l’estensione delle garanzie Sace all’acquisto di gas da parte degli operatori del settore ai fini del riempimento degli stoccaggi.
A livello europeo, il Premier Draghi continua l’opera di convincimento dei suoi omologhi per fissare un tetto al prezzo del gas importato, misura che slitta probabilmente in autunno, dall’applicazione ancora fumosa e comunque condizionata all’ipotesi di acquisti congiunti europei. Mentre il ministro della Transizione energetica Cingolani sostiene una misura parallela che avrebbe l’effetto di calmierare il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica attraverso la creazione di una borsa delle fonti rinnovabili disaccoppiata dalla borsa dell’elettricità prodotta con carburanti fossili. Questa scissione tra i mercati del gas e quelli delle rinnovabili permetterebbe di superare l’attuale effetto distorsivo secondo cui un megawattora di energia rinnovabile generata a un costo basso viene poi venduta come se fosse stato prodotta in una centrale a gas. Il meccanismo del prezzo marginale è stato spiegato qui.
Infine, sempre da Bruxelles, arriva la notizia che, nonostante le “misure temporanee a circostanze eccezionali” che portano la derussificazione in primo piano rispetto alla decarbonizzazione delle fonti energetiche, la Commissione mantiene salda la linea del Green Deal, e insiste sul Fondo Sociale per il Clima per aiutare le famiglie meno abbienti a pagare il costo della transizione. Ma se originariamente si trattava di 72 miliardi di euro, il Fondo Sociale è stato, per effetto della richiesta di alcuni Stati sfavoriti nel conteggio tra esborso e riscossione, ricondotto a 59 miliardi.
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