Questo pomeriggio si è svolta nel pomeriggio una riunione del Comitato operativo nazionale del Dipartimento di protezione civile dopo i tanti dubbi emersi in queste ore in merito alle applicazioni del Decreto Dpcm dell’8 marzo. Hanno partecipato la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i ministri Boccia e Speranza, insieme con tutte le Regioni italiane, per un confronto e per chiarimenti riguardo ad alcuni punti del Dpcm: ebbene, con una breve conferenza stampa alla presenza dei due Ministri, il Capo della Protezione Civile ha annunciato a breve la firma di un’unica ordinanza nazionale che si pone l’obiettivo di “risolvere” tre questioni cardine già attive nel Decreto oltre al pre-annuncio di una sezione “Faq” per i cittadini sui portali del Governo e della stessa Protezione Civile. La circolazione delle merci, la circolazione dei lavoratori e l’apertura degli uffici pubblici: questi i tre punti messi a tema da Borrelli, Speranza e Boccia che in parte esauriscono le tantissime domande emerse da Regioni e semplici cittadini. In primo luogo, il Decreto «si applica alle persone fisiche ma non al transito delle merci e le attività di trasporto da e per le zone indicate» in Lombardia e nelle 14 Province rese nuova “zona rossa” dal Decreto governativo. Non sono vietati gli spostamenti su tutto il territorio nazionale per motivi di lavoro e salute: dopo che l’anticipazione del Premier Conte in conferenza stampa ora viene confermato e reso più “chiaro” nell’ordinanza attuale, mentre da ultimo la precisazione importante riguarda il fatto che gli uffici pubblici non sono chiusi ma è consigliato laddove possibile lo smart working. Come ribadito al termine della conferenza stampa dal Ministro Boccia, l’ordinanza di questa sera serve a rendere sempre più “omogenea” la situazione di divieti e sacrifici richiesti all’intero sistema Paese: il Ministro della Salute Speranza ha invece concluso come ad oggi i numeri da contagio del Coronavirus sono molto significativi, «per questo le misure sono più che giuste ma servono solo se accompagnate dai sacrifici e dall’impegno di ogni singolo cittadino». (agg. di Niccolò Magnani)



BORRELLI: “DUBBI DECRETO? NON COMMENTO PERCHÈ…”

Il commissario per l’emergenza Coronavirus e Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli “dribbla” le domande sul decreto-legge emanato dal governo con le misure più stringenti per la Lombardia e 14 province. «Non voglio intervenire perché è stato emanato, lo abbiamo analizzato e studiato, lo abbiamo tutti», ha dichiarato in conferenza stampa dalla sede della Protezione civile. Le precisazioni successive però svelano che al momento è in corso un lavoro all’interno del governo, in accordo con tutte le parti coinvolte (a partire dalle Regioni), per rendere più chiari alcuni aspetti delle misure. «Ci sono riunioni su alcuni punti che possono essere chiariti. Si sta operando a livello tecnico per una maggiore definizione delle prescrizioni», ha dichiarato Borrelli nel punto stampa. Sono attesi dunque chiarimenti su alcuni aspetti delle misure, a partire da quelli relativi agli spostamenti. «Quello che è scritto è quello che stiamo applicando. Rispetto a esigenze di chiarimento, le forniremo a breve», ha concluso Borrelli. (agg. di Silvana Palazzo)



GOVERNO “MERCI E LAVORATORI CIRCOLANO”

«Si entra e si esce solo per seri motivi

»: il Decreto la spiega così ma al momento sono ancora tantissime le domande che la cittadinanza di Lombardia e delle 14 province “chiuse” si pongono specie con l’inizio della settimana in arrivo domani. In una nota esplicativa del decreto pubblicata online, il Governo prova almeno a rispondere ad una delle più frequenti (anche se da Palazzo Chigi promettono a breve un servizio online di “Faq” per venire incontro al cittadino): «Le merci possono entrare ed uscire dai territori interessati. Il trasporto delle merci è considerato come un’esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può quindi entrare e uscite dai territori interessati e spostarsi all’interno degli stessi, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci». Mentre tra i primi effetti si registra la rimozione dei posti di blocco sulle zone rosse del Lodigiano, proseguono i forti scontri tra Governo e autorità locali in merito alla ricezione e alla esplicazione dell’importante Decreto anti-Coronavirus: «Ferma restando l’autonomia di ciascun ente nelle materie di competenza nei limiti della legislazione vigente, le ordinanze delle Regioni contenenti delle direttive ai prefetti relative all’emergenza coronavirus non risultano coerenti con il quadro normativo», spiega il Viminale in na nota replicando ad alcune decisioni delle Regioni dopo le forti polemiche alzate da Lombardia, Emilia Romagna e Veneto a fronte del Dpcm 8 marzo. Intanto l’Ansa informa una novità importante in arrivo da Milano: secondo quanto stabilito dal prefetto Renato Saccone, non vi saranno posti di blocco in città per controllare chi entra ed esce dalla città, bensì «si è deciso di stabilire controlli a tappeto per assicurarsi che negozi e locali rispettino le norme sull’assembramento e sugli orari, dunque facendo in modo che i clienti rispettino la distanza di almeno un metro». (agg. di Niccolò Magnani)



ISS “LA LOMBARDIA NON È CHIUSA”

«La Lombardia non è chiusa, sarebbe sbagliato sostenerlo” e “non ci sono nuove zone rosse, il decreto non ne parla», così interviene il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro per provare a far chiarezza ad un Decreto che ancora dopo pranzo crea confusione, ambiguità ed effetti per il momento drammatici. La fuga verso il Sud Italia (con le 7 Regioni che hanno imposto ordinanza di quarantena obbligatoria per chi arriva dal Nord) e l’assalto ai supermercati, ma anche il caos all’interno delle comunità “interessate” dalle nuove misure del Dpcm che non sanno come, se e quando spostarsi da casa. Mentre il Presidente della Lombardia Fontana, seppur gradendo le misure restrittive, invoca una chiarezza sul fattore “spostamenti”, il collega Zaia si fa più duro «non siamo stati interpellati per un parere prima della definizione del Decreto e l’ultimo contatto con Conte è stato prima di mezzanotte». Per questo motivo il Governatore del Veneto chiede lo stralcio delle tre province venete coinvolte (Padova, Venezia Treviso) nella nuova “zona rossa”. (agg. di Niccolò Magnani)

VENETO CONTRO IL DECRETO CORONAVIRUS

Continuano a giungere le reazioni politiche in merito al decreto firmato ieri sera dal presidente del consiglio circa le ultime misure per l’emergenza coronavirus. C’è chi si dice concorde con le restrizioni adottate, chi un po’ meno, come ad esempio la regione Veneto, che ha fatto sapere: “Il Veneto – si legge su SkyTg24.it – si oppone alla creazione delle tre zone di isolamento nella regione previste dal Dpcm. Nelle controdeduzioni inviate al Governo, il comitato tecnico scientifico di supporto all’Unità di crisi aveva chiesto lo stralcio delle 3 province di Padova, Treviso e Venezia dal decreto. A fronte di cluster circoscritti e che non interessano in maniera diffusa la popolazione generale, non si comprende – è scritto nelle controdeduzioni – il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’andamento epidemiologico”. Così invece il presidente della Lombardia, Fontana, che parlando a Rtl 102.5 ha ammesso: “Il presidente Conte mi ha garantito che il decreto di stanotte non pone alcun divieto alla circolazione delle merci ne dei lavoratori”. Infine il pensiero del sindaco di Novara, Alessandro Canelli, che si dice concorde con la zona rossa allargata: “Non era pensabile che la nostra provincia, a ridosso della Lombardia e con un via vai di novaresi verso Milano ogni giorno potesse non essere inclusa tra le ‘zone rosse'”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

DECRETO CORONAVIRUS, CHIUSE LOMBARDIA E 14 PROVINCIE

Dopo l’aggiornamento della conferenza stampa del Premier Conte (qui sotto il video) e dopo l’uscita del testo ufficiale del Decreto Coronavirus (Dpcm 8 marzo 2020) la situazione in merito alle nuove “zone rosse” (anche se è improprio descriverle così, come ha riferito lo stesso Presidente del Consiglio) assume nuove misure e divieti: oltre alla Lombardia, le provincie “obiettivo” del Decreto Governo sono aumentate fino a 14, eccole «Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Padova, Treviso, Venezia, Asti, Alessandria, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli». In queste aree non è vietato uscire di casa ma è scritto in maniera perentoria di «evitare in modo assoluto ogni spostamento» da e per queste zone. Restano forti dubbio in merito a quel passaggio ancora non “chiarito” sullo spostamento interno: «nonché all’interno dei medesimi territori», anche perché si prevede che gli spostamenti siano consentiti quando «motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza». Il ritorno al proprio domicilio è permesso (sempre fino al 3 aprile) ma non è chiaro se banalmente un cittadino che abita ad esempio a Cernusco sul Naviglio e lavora a Milano da domani possa spostarmi o meno e se serva un “permesso lavorativo”. Nel frattempo l’effetto immediato è il panico visto in alcune stazioni della notte a Milano (qui la notizia) oltre all’assalto ricominciato ai supermercati, dove lo ripetiamo, non c’è alcuna possibilità che finiscano le scorte: la Lombardia è chiusa ma ovviamente non agli approvvigionamenti che arriveranno normali, regolari e in abbondanza. (agg. di Niccolò Magnani)

CHIUSA LOMBARDIA: ECCO LE ALTRE PROVINCIE

Atteso il decreto del governo con i provvedimenti per contenere l’emergenza Coronavirus. Nella serata di ieri sono circolate due bozze sul Dpcm: la prima riguarda la “zona rossa”, che comprende la Lombardia e altre 11 province, e l’estensione delle zone controllate a Piemonte ed Emilia-Romagna, mentre la seconda riguarda le restrizioni per il resto d’Italia. La firma dei decreti è prevista oggi, visto che nella nottata ci sono state le osservazioni dei governatori per sistemare alcuni punti del testo che presentavano delle ambiguità. Del resto, tutte le nuove disposizioni sono valide da oggi fino al 3 aprile. Nell’articolo 1 della bozza c’è il divieto di ingresso e uscita dalla Lombardia e da altre 11 province. Nello specifico, si tratta di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria. Il decreto stabilisce la chiusura di tutte le palestre, piscine, spa e centri benessere. Le competizioni sportive sono ammesse solo a porte chiuse. E chiusi devono restare i centri commerciali, ma solo nel weekend. Chiusi i musei, centri culturali e le stazioni sciistiche. Sospesi i concorsi e proroga per la chiusura delle scuole fino al 3 aprile.

DECRETO CORONAVIRUS, BOZZA MISURE FINO AL 3 APRILE

Il nuovo Decreto Coronavirus si preannuncia più restrittivo del precedente. Nella bozza circolata sul Dpcm si spiega che sono sospese le cerimonie civili e religiose, così anche i funerali quindi. Sospese pure le manifestazioni organizzate, gli eventi pubblici e privati, anche quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso. Stretta anche su grandi eventi, cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati. Per quanto riguarda bar e ristoranti, possono restare aperti, ma il gestore ha l’obbligo di far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. Si rischia come sanzione la sospensione dell’attività in caso di violazione. Passiamo ai medici e più in generale al personale sanitario. Sono sospesi i congedi ordinari, anche per quello tecnico e per chi si occupa di gestire le attività richieste dalle unità di crisi regionali. Il nuovo Decreto Coronavirus limita anche le visite ai pazienti: gli accompagnatori non possono restare nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze, in accettazione e nei pronto soccorso. Nella zona rossa, dunque, sono raccomandate le ferie.

DECRETO CORONAVIRUS, SANZIONI E RESTO D’ITALIA

Capitolo sanzioni: il nuovo Decreto Coronavirus prevede punizioni come l’arresto fino a 3 mesi e fino a 206 euro di ammenda per chi non rispetta i limiti agli spostamenti e le nuove misure disposte in Lombardia e nelle altre 11 province per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Sono peraltro le stesse sanzioni già previste per chi violava le disposizioni previste finora nelle zone rosse. Cosa cambia nel resto d’Italia? Il governo con un secondo decreto intende disporre la conferma della sospensione di una serie di attività come congressi medici, gite, assembramenti per partite e discoteche. Ma vuole anche raccomandare di nuovo alcune misure di sicurezza come la distanza interpersonale. Prevista la sospensione di matrimoni e funerali e di eventi e spettacoli di qualsiasi natura per i quali può esserci un assembramento tale da non rispettare la distanza sopraccitata. Infine, per quanto riguarda i viaggi, la raccomandazione è di limitare la mobilità ai casi strettamente necessari, mentre permane il divieto di mobilità per i soggetti in quarantena ovvero quelli risultati positivi al Coronavirus.

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IL VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA DEL PREMIER CONTE ALLE 2:40 DI NOTTE