Se per una volta prendessimo in esame senza condizionamenti o preconcetti politici la nuova normativa proposta dal “decreto flussi” bisognerebbe ammettere che si va nella direzione giusta.
Se si deve infatti seriamente e serenamente affrontare il problema dell’immigrazione è necessario trovare il modo di regolamentarla, ma anche di rendere possibile quella regolare, o si continuerà all’infinito con l’arrivo di disperati che per passare hanno finanziato gli schiavisti.
Nessuno mette in dubbio i casi anche minimamente documentati di persone discriminate per motivi politici, etnici o religiosi, persone che vanno comunque accolte. Il problema non riguarda queste categorie, ma la sterminata richiesta di immigrati “economici” che spariscono o per necessità fingono di essere perseguitati pur di restare e verso i quali o vale il “liberi tutti” (e allora si muore, arriva solo chi paga i trafficanti e poi finisce nel buco nero dell’illegalità) o servono delle regole, dei filtri, dei criteri oggettivi.
In questo senso agevolare l’arrivo di chi ha già dei radicamenti familiari o economici in Italia può essere una soluzione, in quanto dovrebbe garantire che l’immigrato potrà inserirsi più facilmente e con più difficoltà essere oggetto di sfruttamento, e il decreto fissa regole precise. Si permetteranno numeri finalmente più corposi di arrivi regolari, ma ponendo contemporaneamente dei limiti nel numero delle domande presentate dai (presunti) datori di lavoro per evitare il caporalato e le sue conseguenze.
Il governo potrà poi man mano indicare un plafond annuale ragionevole e più ampio di nuovi afflussi tenendo conto delle effettive necessità e quantificando anche la provenienza dei richiedenti; aspetto opinabile finché si vuole, ma che viene incontro anche a una logica di esperienze e professionalità. Se in agricoltura servono mungitori è meglio farli venire dall’India, ma i pescatori meglio vengano dallo Sri-Lanka che da un deserto.
Venendo alla pratica, non mancheranno le difficoltà che andrebbero risolte con il buon senso, anche se siamo un popolo di eterni “furbetti”. Per esempio, è stato utile aver permesso un mese di “finestra” per presentare le domande anziché restringere tutto all’ attimo fuggente di un click-day, dove arrivano sempre prima solo gli informatici specializzati (pagati per questo) facendo esaurire le possibilità di accoglienza in pochi secondi.
Bisognerà però capire bene quante siano state le domande presentate rispetto ai flussi possibili, o comunque si faranno ingiustizie, così come era obiettivamente difficile accedere alla piattaforma (per esempio per richiedere badanti) ad anziani con limitate capacità informatiche, ma che almeno hanno avuto un mese di tempo per organizzarsi.
Va fermato necessariamente chi vorrebbe continuare ad arrivare senza regole, ed è qui che scatta la questione dei “Paesi sicuri”. Se, infatti, praticamente quasi tutti i Paesi di emigrazione sono “insicuri” come sostengono certi giudici e la sinistra, allora il decreto non servirebbe a nulla, mortificando chi vorrebbe arrivare legalmente. In questo senso rinviare alle Corti d’appello l’esame delle singole pratiche è un ritardante che permette nel frattempo di tenere in sospeso (ma sotto custodia) i clandestini, verificarli e respingere chi non è veramente perseguitato, altrimenti il “liberi tutti” non sarebbe uno sgarbo alla Meloni, ma prima di tutto ai diritti degli immigrati che vogliono arrivare legalmente.
Ironia della sorte, sto scrivendo questo articolo proprio dall’Egitto, un “Paese insicuro” secondo certi giudici. È ovvio che anche qui ci sono purtroppo molti casi che vanno tutelati, ma come accogliere 107 milioni di egiziani che arrivassero sulle nostre coste auto-dichiarandosi tutti “insicuri”?
Affrontiamo allora il problema con realismo e serietà: stabilire le regole di un freno è necessario, ma lasciando socchiusa la porta. Questa è la strada giusta, spalancarla senza regole o chiuderla a chiave sarebbero entrambe due sciocchezze.
Se questa linea fosse intrapresa unitariamente da tutta l’Unione Europea (ed è qui il valore del pre-collocamento provvisorio in Albania, proprio per operare le dovute prime verifiche: è preconcetto non volerlo capire), avremmo finalmente un quadro d’insieme, evitando che alcuni Paesi soffrano i problemi da prima linea e ci sia poi quel fuggi-fuggi interno che sta creando disastri in tutta l’UE e la legittima protesta degli europei.
L’ emigrazione è un fenomeno mondiale che va affrontato con un’accoglienza ragionata, organizzata, legale: lo hanno fatto da sempre negli Stati Uniti e in Australia e decine di milioni sono stati accolti, ma uno alla volta e documenti alla mano: quando si sono moltiplicati gli illegali è arrivato il caos. Se da un cinema in fiamme scappate con calma uscirete tutti, se vi schiacciate urlando contro l’unica uscita di sicurezza state sicuri che morirete tutti soffocati.
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