Meloni, varato un decreto per gestire i flussi migratori

Il tema del decreto flussi migratori riaccende i riflettori sull’immigrazione specie quella irregolare che rimane di attualità in questi ultimi anni ed è causa di accesi dibattiti e la novità a riguardo arriva proprio dal consiglio dei ministri che rivede le modalità di ingresso in Italia dei migranti. Causa di accesi dibattiti e polemiche, quello dell’immigrazione è un tema molto caldo e fortemente sentito dal governo italiano che si sta adoperando per arginare l’immigrazione irregolare che sembra non avere più limiti. Nello specifico nella giornata di ieri 3 Ottobre 2024, il premier Giorgia Meloni in Consiglio dei ministri ha agito per rivedere alcune regole riguardanti i flussi migratori.



Sì è discusso sul meccanismo che sta alla base dei decreti flussi per l’immigrazione e il premier Meloni sempre in questo ambito ha parlato con Sergio Bontempelli, responsabile degli sportelli per stranieri della provincia di Pistoia. Il decreto varato per regolarizzare questi flussi migratori si basa sulla prerogativa che non basta il visto turistico per assumere una persona non residente in Italia, inoltre i migranti possono venire in Italia se posseggono già un lavoro e quindi sono già stati assunti ma non per cercarlo; vale per tutti gli ambiti, dal medico all’operaio.



Decreto flussi migratori: visti, la burocrazia è lenta

Il governo Meloni sta portando avanti la sua battaglia per porre fine o almeno limitare il fenomeno dell’immigrazione irregolare che sembra ormai non avere più limiti, nella giornata del 3 Ottobre in Consiglio dei Ministri è stato varato un decreto per riformare alcune regole che stanno alla base dei flussi migratori. Nello specifico si è deciso che non basta più il visto turistico per essere assunti ma bisogna arrivare in Italia già con un lavoro. Il datore di lavoro deve assumere il lavoratore straniero quando si trova ancora nella propria terra di origine, questa è una norma attiva dalla legge Bossi-Fini entrata in vigore nel 2002.



Un limite di questa decisione è la burocrazia, spesso troppo lunga e complicata infatti nel caso specifico i processi da fare sono almeno tre e riguardano il datore di lavoro, l’ambasciata italiana e l’immigrato che, dopo avere ottenuto il visto, deve arrivare in Italia e firmare il contratto. Spesso succedono intoppi di natura informatica durante queste procedure. In questi processi le ambasciate ricoprono un ruolo molto importante, dal loro funzionamento si decidono quante persone arriveranno regolarmente in Italia. Molte delle persone che nel 2023 hanno chiesto e ottenuto il visto devono ancora essere convocate per ritirarlo