Nelle ultime ore si sta parlando con molta critica del decreto lavoro che il governo Meloni dovrebbe approvare proprio in occasione della festa del lavoro che, come ogni anno, si celebrerà il primo maggio. Ma quali sono gli elementi criticati di questo decreto?
Decreto lavoro 2023: taglio del cuneo fiscale e contratti a termine di 24 mesi
Il decreto lavoro è una delle varie misure che mirano a sostenere il lavoro e l’occupazione in Italia, ma lo farà eliminando alcune misure che abbiamo imparato a conoscere come il reddito di cittadinanza. Eliminerà anche i contratti a termine, così come li abbiamo conosciuti fino a oggi oltre agli incentivi per l’assunzione dei giovani e il taglio del cuneo fiscale che sono alcune delle misure previste dal decreto.
In particolare il fatto che il taglio del cuneo fiscale venga effettuato in prevalenza ai contratti che prevedono uno stipendio minimo, secondo alcuni potrebbe aumentare la precarietà dei lavoratori che verrebbero così pagati meno. Un problema quest’ultimo che si riflette anche nel sistema previdenziale del futuro dove invece sarebbe necessario aumentare gli stipendi minimi e le relative contribuzioni in modo da evitare che le pensioni corrisposte tra qualche decennio possono essere troppo basse.
Decreto lavoro 2023: addio al Reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza verrà eliminato a favore della cosiddetta Gil, cioè la “garanzia per l’inclusione” che sarà destinata a coloro che hanno un minore all’interno del nucleo familiare, un over 60 oppure una persona disabile. Queste persone potranno ottenere un contributo valido 18 mesi rinnovabili per altri 12 dopo un mese di stop e che prevede un importo di 500 euro al mese più un contributo di circa 3600 euro all’anno per l’affitto.
Verrà inoltre introdotto uno sgravio del 60% sui contributi previdenziali a carico del datore di lavoro che deciderà di assumere giovani under 35, invece i contratti a termine verranno portati da 12 a 24 mesi.
Il taglio del cuneo fiscale sarà relativo ad una cifra che ammonta tra 10 e 16 euro netti per i redditi fino a 35.000 euro e che porterà nelle tasche delle famiglie italiane, circa 160 euro all’anno in più.
Anche all’interno del decreto lavoro, benché dovrebbe vedere la sua nascita proprio in occasione della festa del lavoro, risulta totalmente assente la riforma pensioni 2023, tanto annunciata, caldeggiata attesa e criticata.