DECRETO LAVORO: ECCO LE NOVITÀ SUL TAVOLO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 1 MAGGIO

Il Decreto lavoro 2023 sul tavolo del Consiglio dei ministri il 1° maggio. La bozza, formata da circa trenta articoli, contiene misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro, oltre che in materia di salute. Tante le novità: dal superamento del Reddito di cittadinanza, che verrà rimpiazzato dal nuovo assegno di inclusione, alle norme per i contratti a termine, fino al taglio del cuneo fiscale. Partiamo dalla prima novità. L’assegno di inclusione non sarà molto diverso dal reddito di cittadinanza per le famiglie con un minore o un anziano con almeno 60 anni o un disabile, ma in ogni caso Rdc non ci sarà più dal primo gennaio 2024. La scure del governo Meloni si abbatte invece sugli adulti (18-59 anni), abili al lavoro, single o coppie.



Gli occupabili, che perderanno il reddito già ad agosto, il Decreto lavoro 2023 prevede solo lo “strumento di attivazione”, cioè un’indennità di partecipazione di 350 euro solo per eventuali corsi di formazione, altre misure di politica attiva, servizio civile e lavori socialmente utili. Un mini assegno che non potrà essere corrisposto per più di 12 mesi. Potrà essere richiesto dal primo settembre 2023. I corsi di formazione e le altre attività verranno proposti sulla piattaforma telematica che verrà creata presso il ministero del Lavoro, ma comunque anche «l’interessato può autonomamente individuare progetti di formazione» per chiedere la relativa indennità di partecipazione. Pertanto, non basterà avere un Isee non superiore a 6 mila euro per ottenere l’assegno. Inoltre, spariscono Pal e Gal, sostituite appunto dall’indennità di partecipazione.



DECRETO LAVORO: COME FUNZIONA ASSEGNO DI INCLUSIONE

Focalizziamoci, dunque, sull’assegno di inclusione. Scatterà dal primo gennaio 2024 e riguarderà gran parte dei beneficiari dell’attuale reddito. Potranno farne richiesta le famiglie con un Isee fino a 9.360 euro, come previsto attualmente. L’Adi verrà corrisposto per 18 mesi e poi si potrà richiedere dopo un mese di sospensione ma non più per altri 18 mesi, come per Rdc, bensì per 12 mesi. Ridotto da 10 a 5 anni il requisito della residenza in Italia per fare richiesta del sussidio.

L’importo è di 500 euro al mese più un’eventuale aggiunta fino a 280 euro se la famiglia povera vive in affitto, per un totale di 780 euro, come appunto il reddito. Invece, cambia in parte la scala di equivalenza che fa salire i 500 euro in base alla composizione del nucleo familiare. L’assegno di inclusione potrà essere cumulato con redditi da lavoro fino a 3mila euro annui. Le aziende che assumeranno i beneficiari dell’Adi con contratti stabili potranno ottenere uno sgravio fino a 8mila euro per un anno (4mila se il contratto è a termine). Previsto un inasprimento dei controlli sui beneficiari dell’Adi. Ad esempio, verrà revocato nel caso di rifiuto anche di una sola offerta di lavoro con durata superiore a un mese e con retribuzione in linea con i minimi contrattuali. Per quanto riguarda i lavori a termine inferiori a 12 mesi, il vincolo è che il luogo di lavoro non disti più di 80 km dal domicilio del beneficiario. Se invece l’offerta è a tempo indeterminato potrà venire da tutta Italia.



DECRETO LAVORO: COSA CAMBIA CON TAGLIO CUNEO FISCALE

L’altra novità importante del Decreto lavoro 2023 è ancora in fase di scrittura: il taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni fino a 35mila euro lordi. Potrebbe salire a 4 punti rispetto ai tre punti tagliati finora per le retribuzioni fino a 25mila euro e ai due punti tra 25mila e 35mila. Prevista un nuovo taglio al costo del lavoro, come anticipato dal Def. Il taglio riguarda le tasse sul lavoro per i redditi medio-bassi. La nuova misura, che farà aumentare lo stipendio netto, porterà un aumento in busta paga che potrebbe tradursi in circa 15 euro per otto mesi da maggio a dicembre di quest’anno. Ma le cifre però non sono ancora chiaramente definitie. Dai calcoli circolati nelle scorse settimane, l’aumento potrebbe essere di 25-30 euro circa in più al mese.

La Fondazione del Consiglio nazionale dell’ordine dei Commercialisti ha fatto delle simulazioni sulle diverse fasce di reddito: fino a 15mila euro lordi, il risparmio al mese è di circa 9,5 euro. Negli scaglioni di reddito successivo si arriva a 11 euro per gli stipendi fino a 20mila euro, via via fino agli oltre 16 euro per i redditi di 35mila euro annui. Salirà, inoltre, la quota di fringe benefit (esentasse) per i premi aziendali ai lavoratori, nello specifico per quelli con figli.

L’articolo 23 della bozza del Decreto lavoro 2023 rimuove molti vincoli alle assunzioni a termine. Le causali per prolungare il contratto oltre i 12 mesi e fino a 24 mesi sono rimesse alla contrattazione e, se mancano regole nei contratti, alle intese tra le parti. Come evidenziato dal Corriere della Sera, prevista la proroga di un anno, ma nelle aziende con almeno mille dipendenti, dei contratti di espansione, per consentire i prepensionamenti fino a 5 anni. Inoltre, ci sarà un incentivo per le aziende pari al 60% della retribuzione sulle assunzioni dall’1 giugno al 31 dicembre 2023 di giovani under 30 che non studiano e non lavorano. Invece, l’articolo 30 incrementa da 10mila a 15mila euro annui la possibilità di ricorrere ai voucher per pagare il lavoro in congressi, fiere ed eventi.