Approvato il decreto ONG: cosa prevede

È stato approvato con la Manovra 2023 anche il nuovo decreto sicurezza che prevede, tra le altre cose, una stretta sulle ONG che effettuano soccorso ai migranti in mare. Si tratta, concretamente, di un codice di condotta che le Organizzazioni dovranno rispettare e che limiterà gli interventi in mare a quelli indicati dallo stato, sotto il controllo delle autorità. Le richieste di sbarco, inoltre, dovranno essere presentate tempestivamente dopo il salvataggio, senza che la nave sosti nei mari per più giorni. Infine, sono previste multe e sanzioni, fino a 50mila euro, per chi non rispetta il decreto ONG, ma anche il sequestro o il fermo della nave.



In seguito alla notizia dell’approvazione del decreto sicurezza sono arrivate le reazioni delle Organizzazioni Non Governative che operano nel Mediterraneo. Tra chi chiede aiuto e soccorso al proprio stato bandiera e chi denuncia la condotta contraria al diritto internazionale del governo italiano, c’è anche chi sostiene che non interromperà i soccorsi in mare. Sulla vicenda del decreto ONG, inoltre, anche la Conferenza Episcopale Italiana ha espresso la sua preoccupazione. A Vatican News, Gian Carlo Perego, sostiene che “cadrà presto perché è costruito sul nulla, costruito su un segnale di insicurezza che è in realtà fasullo”.



Decreto ONG: cosa ne pensano gli attivisti

Il decreto ONG non sarebbe affatto passato in sordina ed in breve tempo la notizia è giunta anche negli altri stati europei, da cui provengono parte degli attivisti che operano all’interno dei mari italiani. Secondo Annika Fischer, membro del CDA di Sea-Eye, per esempio la sua ONG “non seguirà alcun codice di condotta illegale o qualsiasi altra direttiva ufficiale che violi il diritto internazionale o le leggi del nostro Stato di bandiera”. L’Organizzazione rifiuta il “codice di condotta e temiamo che ciò possa portare a conflitti con le autorità italiane. Ci aspettiamo che il governo tedesco ci protegga”.



Secondo Emergency, invece, il decreto ONG avrà la sola conseguenza “di un aumento dei morti in mare”. Similmente, la famosa Sea Watch ha dichiarato che “non è altro che l’ennesimo tentativo di ostacolare e criminalizzare le attività delle navi della società civile, ma nessun governo può impedire a una nave di sottrarsi all’obbligo di soccorso e nessuna nave si rifiuterà di accogliere chi chiede aiuto nel Mediterraneo centrale. Rispetteremo il diritto internazionale, come abbiamo sempre fatto”. Anche la giornalista e volontaria Caterina Bonvicini, che ha prestato soccorso in mare con le Organizzazioni, ha commentato il decreto ONG in un articolo su La Stampa. Rivolge un invito al ministro Matteo Piantedosi, “venga con noi in mare per aiutarci a decidere che deve vivere o morire”.