Il panorama degli appalti in Italia è stato significativamente cambiato dal recente Decreto-legge n. 19 del 2 marzo 2024, convertito con modificazioni dalla Legge n. 56 del 29 aprile 2024. Questo decreto, parte integrante del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ha introdotto significative novità nel settore giuslavoristico e previdenziale per contrastare l’abuso nel settore degli appalti e contrastare il lavoro irregolare. Inoltre, ha apportato importanti modifiche al regime sanzionatorio per omissione ed evasione contributiva, che entreranno in vigore dal 1° settembre 2024.
Una delle principali novità riguarda il trattamento economico e normativo garantito al personale coinvolto in appalti di opere e/o servizi e nel subappalto. Il decreto prevede che tale trattamento non sia inferiore a quello stabilito dal contratto collettivo nazionale e territoriale più rappresentativo, applicato nel settore e nella zona connessa con l’attività dell’appalto. La Legge di conversione ha ulteriormente ampliato questo diritto, estendendolo non solo al trattamento retributivo, ma anche a quello normativo. Inoltre, è stato introdotto un nuovo obbligo in solido tra committente e appaltatore/subappaltatore per i trattamenti retributivi, i contributi previdenziali e i premi assicurativi dovuti al personale coinvolto, per un periodo di due anni dal termine dell’appalto/subappalto.
Per ridurre il rischio di sfruttamento, il decreto ha reintrodotto sanzioni penali: è previsto un arresto fino a un mese o un’ammenda di euro 60 per ogni lavoratore occupato e per ogni giornata di occupazione. Per la somministrazione fraudolenta, la pena può arrivare fino a 3 mesi di arresto o un’ammenda di euro 100 per ciascun lavoratore coinvolto e per ciascun giorno di somministrazione.
Infine, è stata aumentata la massima sanzione amministrativa per il “lavoro nero” dal 20% al 30%.
Nel settore dell’assistenza, viene introdotto un incentivo per le assunzioni a tempo indeterminato nel lavoro domestico per assistenza agli anziani con almeno 80 anni e titolari dell’indennità di accompagnamento. Il datore di lavoro sarà esonerato dal versamento del 100% dei contributi previdenziali e assicurativi per un massimo di 24 mesi e nel limite di 3.000 euro all’anno. Il beneficio non spetta se tra il lavoratore e il datore di lavoro il rapporto di lavoro domestico con mansioni di assistenza agli anziani è cessato da meno di sei mesi, o se il lavoratore è un parente o affine, a meno che il rapporto riguardi specifiche mansioni di assistenza come definite dalla legge.
Per promuovere la conformità contributiva, è stata introdotta la “Lista di conformità INL”, Si tratta di un elenco informatico consultabile pubblicamente, cui i datori di lavoro possono essere iscritti dagli organi ispettivi in caso di assenza di violazioni o irregolarità emerse da accertamenti in materia di lavoro e legislazione sociale, inclusa la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Secondo quanto stabilito, una volta iscritto nella lista, il datore di lavoro non sarà sottoposto a ulteriori verifiche da parte dell’Ispettorato nelle materie oggetto degli accertamenti per un periodo di 12 mesi, fatta eccezione per la salute e sicurezza. Tuttavia, in caso di violazioni o irregolarità accertate successivamente, l’Ispettorato provvederà alla cancellazione del datore di lavoro dalla “Lista di conformità INL”.
Dal 1° settembre 2024 entreranno in vigore le sanzioni per omissione ed evasione contributiva, ovvero se il datore di lavoro procede al pagamento dei contributi o premi non versati entro 120 giorni dalla scadenza originaria, in unica soluzione e senza contestazioni o richieste da parte degli enti impositori, la sanzione civile non subirà maggiorazioni. In ogni caso, questa sanzione non potrà superare il 40% dell’importo non corrisposto entro la scadenza di legge. Invece, per l’evasione contributiva, in caso di occultamento di rapporti di lavoro o fatti rilevanti per la determinazione dell’obbligo contributivo, il datore di lavoro sarà soggetto al pagamento di una sanzione civile, pari al 30% dell’importo non corrisposto entro la scadenza di legge, con un limite massimo del 60%.
Il decreto si propone di promuovere la regolarità nel settore del lavoro e della previdenza, offrendo maggiore tutela per i lavoratori, incentivando le assunzioni regolari e contrastando il lavoro irregolare e l’evasione contributiva. Resta da vedere come queste disposizioni verranno applicate sul campo e quali saranno gli effetti a lungo termine sull’economia e sulle società italiane.
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