L’EMENDAMENTO SULLA MUSICA AUTOCTONA NEL DECRETO RAVE È UN FAKE
«La norma si applica esclusivamente ai raduni con finalità ludico-ricreative, aventi ad oggetto la fruizione di musica non autoctona e il consumo di sostanze psicotrope di cui al DPR 309/1990. F.to Piantedosi»: questo passaggio del Decreto anti-rave party, che ha fatto schizzare la polemica su social, opposizioni e giornalisti, semplicemente non esiste. È durata una giornata la foto “fake” apparsa stamane sui social network di un presunto emendamento del Governo al Decreto Legge approvato il 31 ottobre in CdM, che parlava per l’appunto di “musica autoctona”. Poi il “gioco” è stato svelato dallo stesso autore che aveva postato per prima la foto del presunto emendamento firmato Ministro Piantedosi, il giornalista Carmelo Palma.
Il post ripreso anche da Carlo Calenda e altri politici, è stato poi “spiegato” ore più tardi dal cronista che aveva postato la foto fake sul Decreto rave: «un bel gioco dura poco. Questa mattina ho provato a pensare a come il Governo avrebbe potuto limitare ai cosiddetti rave party una norma, che evidentemente non può definire questi raduni, e distinguerli da altri di tipo analogo, semplicemente denominandoli “rave party”». Facendo il “verso” al linguaggio giuridichese della norma originaria, «ho scritto un emendamento formalmente corretto, ma grottesco e parodistico. L’ho poi postato sapendo che alcuni ci sarebbero cascati, ma sono rimasto sorpreso dalla quantità di addetti ai lavori dell’informazione, della politica e perfino della satira». Tutto ciò, conclude Palma, «conferma invece che di fronte a un governo e a un legislatore così improbabile tutto diventa possibile e può essere creduto come vero, perché il confine razionale tra il credibile e l’incredibile è completamente saltato».
DECRETO ANTI-RAVE PARTY, GOVERNO MELONI APRE ALLE MODIFICHE
Giorgia Meloni prima del viaggio in Ue per incontrare la Presidente Von der Leyen aveva definito il Decreto “anti-rave party” una norma di cui andava «molto fiera»: quando però sono passati solo 3 giorni dalla messa in Gazzetta Ufficiale del primo Decreto legge approvato dal Governo Meloni ecco che la stessa maggioranza apre a possibili modifiche in Parlamento. Dopo le contestazioni delle opposizioni e soprattutto dopo diversi dubbi sollevati da alcuni giuristi (così come pure da Forza Italia), l’esecutivo ammette la possibilità di migliorare il testo in Parlamento già nei prossimi giorni, dato che il Decreto contenente misure su Giustizia (ergastolo ostativo), Covid (stop obbligo vaccinale per sanitari no vax) e sicurezza (norma “contro” i rave party) dovrà essere convertito in legge prima della fine 2022.
L’eccessiva genericità della norma per definire «l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati», ma anche il tema delle intercettazioni hanno fatto scattare più di una perplessità sul Decreto messo a punto dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Dopo le prime critiche, subito Meloni e il Viminale hanno ribadito non essere in pericolo alcuna libertà di riunione e ritrovo: «fermeremo solo i rave illegali», chiariva ieri il Ministro, mentre la Presidente del Consiglio su Facebook sottolinea «È giusto perseguire coloro che – spesso arrivati da tutta Europa – partecipano ai rave illegali nei quali vengono occupate abusivamente aree private o pubbliche, senza rispettare nessuna norma di sicurezza e, per di più, favorendo spaccio e uso di droghe». Non solo, Meloni che si dice «fiera della norma» aggiunge che non sia alcun pericolo per le libertà, «non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso. A negarlo in passato, semmai, sono stati proprio coloro i quali oggi attaccano i provvedimenti del nostro Esecutivo, difendendo di fatto chi invade terreni ed edifici altrui». Durissimo era stato stamattina il segretario del Pd Enrico Letta nel rispondere a tono alla Premier Meloni: «si dice fiera di quel che hanno fatto in CdM. E che hanno già deciso di modificare. Un passo in più, con fierezza, ritirate l’articolo 434-bis (del codice penale, ndr)».
NORDIO, SISTO E RAMPELLI: COME CAMBIERÀ IL DECRETO RAVE DOPO I DUBBI DEI GIURISTI
«L’iter del decreto è lungo, se l’opposizione è animata dalle migliori intenzioni, lo si modifica insieme»: lo ha detto il vicepresidente della Camera in quota FdI, Fabio Rampelli, a “Un giorno da pecora” su Rai Radio1 in merito alle modifiche da apportare al Decreto rave party approvato in CdM. «Si può modificare? Certo che sì, si può migliorare: se non fosse stato per l’intervento del governo il rave party sarebbe stato legale – aggiunge Rampelli in radio – grazie a noi è diventato illegale stare dentro edifici o terreni occupati abusivamente, drogandosi e spacciando. […] Questo è un reato stringente e circostanziato che cerca di dire a tutti i ragazzi, specie a quelli che vengono da fuori, che non si può venire in Italia a drogarsi, spacciare droga, ubriacarsi. Dal 2008 ad oggi è stato fatto almeno un rave party all’anno in Italia, a volte anche due…». Le aperture a possibili modifiche arrivano in primo luogo da Forza Italia, con già Tajani in Consiglio dei Ministri che non sembrava pienamente convinto dell’applicazione di tale norma piuttosto “scarna”.
«Una cosa è certa: questa non è e non sarà una norma liberticida», ha detto stamane a “Omnibus” su La7 il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto (FI), citando quanto spiegato ieri dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio in merito alla norma del Decreto rave che «tutela i beni giuridici dell’incolumità e della salute pubblica, nel momento in cui questi beni sono esposti ad un pericolo. Essa non incide, né potrebbe incidere minimamente sui sacrosanti diritti della libera espressione del pensiero e della libera riunione, quale che sia il numero dei partecipanti. La sua formulazione complessa è sottoposta al vaglio del Parlamento, al quale è devoluta la funzione di approvarla o modificarla secondo le sue intenzioni sovrane». Diversi retroscena danno Forza Italia e il Ministro Nordio non particolarmente convinti dalla struttura del nuovo reato impostato dal Ministro Piantedosi in CdM, ma si stanno impegnando a modificare con emendamenti la resa finale della legge da approvare entro il 31 dicembre 2021. «L’intervento sui rave party, come chiarito dal ministro Nordio, individua con molta chiarezza i beni giuridici tutelati, che sono l’ordine, l’incolumità e la salute pubblica. Se ci sarà da intervenire per rendere più chiara la tipicità della norma ed evitare così le strumentali accuse di applicabilità ai casi di legittimo esercizio del diritto di manifestare la propria opinione, questo potrà accadere nell’ambito del dibattito parlamentare», chiosa ancora Sisto. Sul tema della “genericità” di terreno indicato dal Decreto, «è necessario tipizzare la fattispecie dei rave-party da punire, per evitare che quella appena approvata da norma di garanzia si trasformi in norma di polizia», spiega il viceministro della Giustizia, «va evitato di “ravizzare” ogni tipo di raduno o manifestazione». Per quanto riguarda le intercettazioni invece si potrebbe arrivare a ridurre la pena massima per chi organizza i rave party (ora fissata dai 3 ai 6 anni secondo l’ultimo Decreto rave): «Bisogna evitare a tutti i costi che questa norma possa essere applicata alla legittima manifestazione di dissenso, da quella sindacale a quella scolastica. Su questo dovremmo essere attenti e fare in modo che questo epilogo non ci sia. Basterà abbassare la pena sotto i cinque anni e le intercettazioni non saranno consentite», conclude il viceministro Sisto. L’iter di modifica e discussione sulla norma del Decreto rave party scatta oggi pomeriggio dal Senato.