Trovato l’accordo sul Dl rilancio. Dal Mef hanno fatto sapere che tutti i nodi sono stati sciolti e non ci sono problemi di coperture. Pd ed M5s dovrebbero avere trovato una sintesi anche sulla sanatoria degli immigrati. Il Consiglio dei ministri che dovrebbe varare il decreto è previsto per oggi, ma fino all’ultimo, visti i precedenti, non si possono escludere colpi di scena.



Il vero rischio del governo è la fase 3, dice al Sussidiario il giornalista Mauro Suttora, prima all’Europeo poi ad Oggi, ex inviato negli Usa, oggi collaboratore di varie testate. La compagine di Conte cadrà in autunno, quando arriveranno le scadenze fiscali e si scoprirà che le casse dello Stato sono vuote. “Come può governare l’economia chi non trova neppure le mascherine?”



Forse nel governo è stato trovato l’accordo sul decreto, forse no. Chi può dirlo?

Ormai siamo abituati ai partiti che litigano fino all’ultimo minuto. Quando ci sono dilettanti al governo come i grillini, è normale che capiti.

Sulla Stampa, Alessandra Ghisleri ha sfornato una percentuale shock: la fiducia nei politici sarebbe al 5%. Non contraddice le cifre astronomiche di cui è accreditato Conte?

Conte può anche avere il 60%, perché in questo momento la gente lo vede come l’unico appiglio cui aggrapparsi. Ma è un consenso che avrebbe chiunque altro al suo posto. Presentarsi in tv a fare il buon papà, finora evidentemente ha pagato.



E quella fiducia al 5% è credibile?

Complessivamente, se riferita ai politici in generale, secondo me sì. Conte è un premier che è riuscito, e riesce tuttora, a farsi passare come non politico. Lui, Mattarella, il Papa e i medici sono visti come coloro che, in un modo o nell’altro, sono lì per tirarci fuori da questa situazione. Per questo non mi stupirei se avesse realmente un consenso superiore al 50%.

Eppure i provvedimenti anti-crisi sono chiaramente insufficienti e i dati economici parlano chiaro.

Conte è riuscito a far cadere la colpa dell’inefficienza degli approvvigionamenti sulle Regioni di destra, mentre è stata la Protezione civile che per due mesi non ha trovato né i dispositivi di protezione individuale, né l’ossigeno per i ventilatori negli ospedali, né quello per le bombole per le cure a domicilio. Non dimentichiamo che la Protezione civile è un dipartimento che fa capo alla presidenza del Consiglio. Conte ha firmato lo stato di emergenza il 31 gennaio: da quel giorno entrambi, governo e Protezione civile, hanno avuto tutto febbraio per controllare le scorte. Invece niente.

E nonostante questo il premier può continuare a fare il vero commissario super partes all’emergenza.

Per ora, sì. C’è da dire che è anche riuscito nell’operazione mediatica, appoggiata da Repubblica e dalla sinistra, di attribuire la colpa di almeno metà dei morti dell’Italia, cioè quelli della Lombardia, a Fontana e Gallera. Come se per le forniture di materiale sanitario non fossero dipendenti da Roma. 

Non era mai accaduto in condizioni così gravi di assistere a un balletto come quello del decreto Rilancio, slittato quattro volte in cinque giorni. Chi frena e perché?

A frenare sono i 5 Stelle. Hanno messo il veto sulla sanatoria degli immigrati per non regalare voti alla Lega. È lo stesso motivo per cui si oppongono al Mes. I due punti di attrito sono la sanatoria e gli aiuti per fa ripartire l’economia: dare quanto e a chi?

L’accordo sulla sanatoria sembra essere stato raggiunto ieri sera. Sarà la volta buona?

Lo sapremo oggi. Da parte dei 5 Stelle è un vecchio film già visto: tirare la corda finché è possibile, per poi dire di avere emendato il testo, salvando la faccia presso i propri elettori.

In M5s chi decide?

In teoria Crimi, ma siccome non conta nulla, a decidere è ancora Di Maio. Di Battista magari telefona a Grillo, che però gli dice di essere stufo e di avere altro cui pensare. In questa fase Di Battista o non ha il coraggio oppure è troppo furbo per contraddire Di Maio. A loro volta Di Maio e Conte sono ai ferri corti, vedi alla voce Silvia Romano.

Dunque non è Conte il leader di M5s? 

Assolutamente no. Se si va a elezioni Conte farà una sua lista, sotto l’ala del Pd, puntando al 10% con l’obiettivo di raccogliere un po’ di cocci del M5s.

Conte potrebbe guidare la nuova formazione centrista, gradita alla Cei, di cui si parla da tempo?

A qualcuno nel Pd potrebbe andare bene, ma nel Pd ci sono anche gli ex popolari, come Franceschini, che attingono alla stessa area di voti. Dopo il disastro combinato sulle messe, Conte è riuscito in qualche modo a rappattumarsi con i vescovi, ma è stato un brutto scivolone. 

Come cadrà il governo Conte bis?

Potrebbe restare vittima di un’imboscata: un incidente parlamentare, magari durante un voto di fiducia, in cui la maggioranza andrà sotto. 

Cosa farebbero i 5 Stelle?

Potrebbero sfiduciare Conte solo per sostenere un altro governo, non per mettere fine alla legislatura. Perché se su votasse metà di loro non sarebbero rieletti.

E quando potrebbe cadere il governo?

Scommetterei 50 euro che Conte supera giugno, 10 euro che arriva a settembre, ma non un centesimo sul vederlo in ottobre ancora a Palazzo Chigi. 

Perché non a ottobre?

Perché arrivano le scadenze fiscali. Allora si vedrà che lo Stato non ha più soldi e quindi avrà difficoltà a pagare gli stipendi degli statali e le pensioni.

A quel punto?

A quel punto, potrebbe succedere a Conte quello che è capitato a Berlusconi nel 2011: cacciato a furor di popolo.

Intanto Vittorio Colao è sparito dai radar. Come mai?

Innanzitutto perché sta a Londra… Sul fatto di non apparire, tanto di cappello. Viva quelli che parlano poco. Potrebbe non mancare molto all’aver esaurito il suo compito. 

Non potrebbe essere stato messo al riparo, lontano dai riflettori, in vista di un nuovo 2011?

Sì, è possibile. Per non caratterizzarlo troppo come contiano e toglierlo dalla tolda di una nave che s’inabissa.

È in arrivo una crisi economica drammatica. 

Infatti è la fase 3 quella in cui il governo Conte rischia di più. Se l’Italia non riparte, arriva il redde rationem. Si rischiano davvero le sommosse sociali di cui ha scritto la Ghisleri e non solo lei. Come può governare l’economia chi non trova neppure le mascherine?

Il commissario Arcuri ieri ha accusato le Regioni di tenerle nei magazzini.

Arcuri è presidente di Invitalia, un ente del Mef che eroga finanziamenti a fondo perduto, una specie di nuova Cassa del Mezzogiorno in piccolo. Invitalia ha stanziato 280 milioni per il futuro collegio elettorale di Conte, il distretto della Capitanata, dove c’è Volturara Appula. In proporzione, è come se qualcuno desse 20 miliardi solo a Milano.

Una notizia che non è girata molto.

No, infatti. Eppure Conte ha fatto diversi giri da quelle parti. In uno di questi ha annunciato un programma di investimenti di Invitalia. Arcuri era dalemiano, è stato rinnovato da Conte a Invitalia e poi nominato commissario straordinario all’emergenza. 

Come ha fatto Bonafede a rimanere in sella dopo il caso Di Matteo?

Ha potuto farlo perché è quello che ha presentato Conte a Di Maio. Il fatto è gravissimo. Non possono avere ragione entrambi: o ha detto il falso Bonafede, o lo ha detto Di Matteo, che è sempre stato un idolo dei forcaioli a 5 Stelle. 

La base con chi sta?

L’80% darebbe ragione a Di Matteo. C’è grande imbarazzo, è comprensibile. E allora danno la colpa a Giletti e ai poteri forti.

Perché Renzi non stacca la spina?

Perché se si vota perde la metà dei suoi eletti. Se avesse il 10% nei sondaggi l’avrebbe staccata da tempo, ma con il 3% sarebbe un suicidio. 

Ci sono voci di un’intesa tra lui e Salvini per mandare a casa Conte. 

È probabile. Renzi è spregiudicato e gioca a 360 gradi; Salvini, in nome del tutti contro Conte, ci può stare. Due spregiudicati si ritrovano. 

Ma poi Salvini non dovrebbe governare col Pd?

In un governo d’emergenza di unità nazionale, sì. Se tutto andasse a rotoli.

Cosa sta facendo Berlusconi?

Preme su Salvini perché si liberi degli estremisti anti-euro, anti-Europa, anti-Mes: Borghi, Bagnai, Rinaldi e Siri. Se Giorgetti e Zaia riescono a separarli da Salvini, la Lega ridiventa partito di governo. 

Secondo te come è visto Conte nel Pd?

La maggioranza del partito non sopporta più lui e i grillini.

Compreso Zingaretti?

Sì. Lo critica quando serve. D’altra parte, tutti sparano contro il governo. Perché lui dovrebbe essere l’unico ad astenersi dal farlo?

La nuova Repubblica a conduzione Molinari?

Filo-piddina ma ragionante, moderata, contraria all’estremismo grillino.

Senza dubbio più filo-atlantica. L’obiettivo è quello di smarcare il Pd da Conte?

Ma cosa vuol dire “atlantico” sotto Trump? Il suo maggiore fan è Salvini. Solo se a novembre torna Biden, si torna all’atlantismo come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 75 anni.

(Federico Ferraù)

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