In arrivo nuovi ristori a fondo perduto. Quello appena varato è un intervento selettivo figlio della protesta attuata dai gestori delle attività economiche chiuse o limitate nell’operatività a causa della seconda ondata. È, dunque, un intervento voluto dalla piazza più che dal Governo, mutuato da quello previsto dal decreto rilancio. Ha senz’altro il pregio di essere più concreto di molti altri provvedimenti che abbiamo visto e il successo della nuova edizione dovrebbe essere garantito dall’esperienza fatta con la versione del decreto rilancio. L’erogazione, infatti, nelle intenzioni sarà automatica per coloro che hanno già fatto ricorso alla prima edizione, mentre dovrà passare per la proposizione di un’apposita istanza per coloro i quali non avevano richiesto il primo intervento, che dovranno attendere anche qualche giorno in più perché sarà necessario un apposito decreto. È auspicabile che coloro i quali sono stati esclusi nella prima tornata per mancanza di fondi possano ricevere in questa occasione anche quanto spettante in precedenza.

Essendo un intervento selettivo che riguarderà pochi settori sono stati ancora una volta esclusi i professionisti iscritti alle casse private. Le categorie professionali hanno provato a farsi sentire per evidenziare che in un’economia come quella moderna non esiste un settore che possa dirsi isolato. Tutti i settori sono connessi. Se le attività che si vuole aiutare hanno problemi a tirare avanti è certo che tra i fornitori che lasciano indietro nei pagamenti sono annoverati anche i professionisti. La crisi economica e la chiusura delle aziende sono causa di notevoli perdite che hanno influenzato anche l’attività dei lavoratori autonomi causando notevoli perdite di fatturato che non hanno trovato copertura nel Decreto rilancio. Da qui l’esigenza di adottare misure di lunga visione.

La platea stimata dei beneficiari conta 350 mila partite Iva e prevede un incremento del ristoro rispetto alla prima edizione. In base a quanto è sin qui noto, il contributo dovrebbe essere pari al 100% delle somme già incassate con il Decreto rilancio riservato agli esercizi e alle attività per le quali è stata prevista la chiusura alle ore 18 e che, quindi, in linea teorica possono contenere le perdite lavorando a orario ridotto; al 150% per chi ha subito un danno parziale (hotel, villaggi turistici); al 200% per quelle attività imprenditoriali costrette a chiudere (palestre o teatri); al 400% per quelle attività che erano state chiuse ancor prima del nuovo Dpcm alla luce dell’impennata dei contagi registrata durante il periodo estivo, come ad esempio le discoteche.

Alla platea interessata verrà inoltre riconosciuto per i mesi di ottobre, novembre e dicembre il credito d’imposta per i canoni di locazione e di affitto d’azienda nella misura del 60% per canoni di locazione di immobili a uso non abitativo e del 30% per canoni afferenti all’affitto d’azienda. Il decreto interviene anche sulla cassa integrazione per le imprese colpite dalle misure dall’ultimo Dpcm, garantisce indennizzi per i lavoratori stagionali dello spettacolo e per i lavoratori dello sport.

Appare una beffa, invece, la sospensione della seconda rata Imu del 16 dicembre prossimo. È, infatti, limitata agli immobili e alle pertinenze in cui si esercitano le attività agevolate dal decreto ristori purché vi sia coincidenza tra proprietà dei locali e gestione dell’impresa. Si tratta di un annuncio più che di una misura, posto che la stragrande maggioranza delle attività interessate non sono proprietarie dei locali nei quali vengono esercitate le attività da ristorare.

A voler sintetizzare si deve sottolineare che rimane un orizzonte sempre più vicino la ripartenza dei pagamenti sospesi e il prossimo giro di versamenti delle imposte da farsi entro il 31 dicembre: Iva, secondo acconto da autoliquidazione, contributi previdenziali imprese e professionisti e saldo Imu. È l’ora di ripensare alle prossime scadenze in un’ottica almeno quinquennale. La nuova ondata di contagi ha con ogni probabilità inficiato le ipotesi su cui si basano le previsioni economiche per i prossimi anni. Interventi pur giusti, perché destinati a ristorare le categorie interessate, rischiano di far perdere di vista l’orizzonte lungo e soprattutto prosciugare le risorse disponibili che per definizione non possono essere illimitate.

Da ultimo rimane da valutare lo scenario aperto dalla notizia secondo cui gli aiuti e i contributi ricevuti dalle aziende sono soggetti al regime europeo degli aiuti di Stato la cui soglia è fissata in 800mila euro per gruppo di impresa e non per singole imprese. Le aziende, inconsapevoli perché non preventivamente informate, che dovessero aver sforato il predetto limite saranno chiamate a restituire quanto percepito. La notizia non è gradevole.