Anche questa volta gli interventi arrivano a tempo scaduto. In molti si domandano cosa contiene il decreto ristori-quater. A mio avviso sembra un timido cambio di passo da parte di chi ha metabolizzato che molti contribuenti, poiché provati dalle chiusure, non avrebbero pagato, per mancanza di liquidità, le imposte e le rate in scadenza. Il pagamento del secondo acconto, dunque, coinciderà con quello del saldo e ciò avverrà sulla base dei redditi conseguiti restituendo la fotografia delle conseguenze della pandemia sulla nostra economia. È stato normato un rinvio a primavera del Calendario fiscale che molti contribuenti avrebbero autonomamente applicato.



Ora occorre un ulteriore presa di coscienza. Il differimento deve essere generalizzato e va eliminato qualunque riferimento a calcoli da farsi confrontando cali di fatturato/corrispettivi tra il primo semestre 2020 e lo stesso periodo del 2019. Il sovrapporsi di requisiti e calcoli non deve creare stress agli operatori e ai professionisti che li assistono. Va azzerato il rischio di sbagliare e di trovarsi esposti a rischi di contestazioni da parte del Fisco a distanza di mesi o anni.



Occorre poi agire sul posticipo delle rate della pace fiscale che ha portato la scadenza dal 10 dicembre al 1° marzo 2021. La prossima scadenza diventa, di proroga in proroga, sempre più gravosa e poiché non ammette ritardi non dovrà essere un evento mortale.

Interessanti invece sono gli interventi che disciplinano i rateizzi delle imposte a ruolo da richiedere entro la fine del 2021. La soglia per accedere alla procedura semplificata (temporanea situazione di obiettiva difficoltà) viene alzata a centomila euro (prima 60mila) e sale da 5 a 10 il numero di rate che, se non pagate, determinano la decadenza della rateizzazione. Nella stessa direzione va l’intervento che consente, in caso di “comprovata e grave situazione di difficoltà legata alla congiuntura economica”, di aumentare la rateazione fino a 120 rate mensili. Altro intervento in linea con il nuovo spirito è la disposizione che prevede la possibilità di dilazionare nuovamente i carichi iscritti a ruolo per i quali, anteriormente all’8 marzo 2020 (o 21 febbraio 2020 per le persone fisiche con residenza, sede legale o operativa nelle zone rosse), è intervenuta la decadenza dal beneficio. La nuova dilazione potrà essere concessa senza che ci sia la necessità di saldare le rate scadute.



La filosofia del ristori-quater, dunque, al di là di qualche piccolo allargamento della platea dei beneficiari, è ben diversa. Si è compreso che bisogna lasciare i soldi nelle tasche degli italiani e/o nelle casse delle aziende e non cercare di portarceli con click day e crediti di imposta neanche più mediaticamente impattanti e di dubbia efficacia. La nota dolente è invece la conferma dell’esclusione da qualsiasi forma di ristoro delle categorie professionali che hanno una cassa di previdenza autonoma. È bene ricordare che dall’analisi dei dati forniti dall’Agenzia delle Entrate per l’anno 2018 è emerso che dei 554mila professionisti (non forfetari) 60mila non versano imposta e 494mila versano una Irpef media di 18.630 (circa tre volte quella dei lavoratori dipendenti). Oggi questa esclusione è sempre più immotivata posto che tutti gli interventi posti in campo sono a carico della fiscalità generale alla quale gli stessi concorrono.