L’ultima decisione governativa sul fronte del caro energia guarda al futuro. Mentre il nuovo decreto legislativo interviene sul caro bollette con un sostanzioso pacchetto di risorse per famiglie e imprese, per oltre 5,5 miliardi di euro. sono stati anche approvati degli interventi strutturali sull’offerta energetica nazionale. Quindi, non si tratta più solo di tamponare l’aumento dei prezzi dell’energia per il periodo da aprile a tutto giugno, ma il Consiglio dei ministri dispone le condizioni per intervenire sulle cause di queste fiammate dei prezzi derivanti dalla nostra dipendenza estera nell’approvvigionamento della materia prima e dalla lenta penetrazione delle rinnovabili nel mix elettrico.
Tra i correttivi che il Governo ha introdotto per aumentare l’offerta di energia pulita c’è un’ulteriore semplificazione burocratica nelle autorizzazioni di impianti di energie verdi in aggiunta a quelle già approvate, che porta a una sforbiciata dei tempi delle procedure amministrative: oggi già scese a circa 15 mesi.
Sono riconosciute delle agevolazioni per gli impianti agrovoltaici che potranno accedere agli incentivi seppur in deroga alle soluzioni costruttive previste dalla normativa, se però rispettano una certa proporzione tra il terreno destinato alla generazione elettrica e la superficie agricola complessiva.
Viene istituito un fondo da 267 milioni per promuovere la produzione di energia elettrica rinnovabile e l’autoconsumo per le pmi, finalizzato a contributi per la realizzazione di impianti fino a 200 kW con possibilità anche di accesso a ritiro dedicato scambio sul posto. Riprende piede un’idea emersa diversi anni fa, consentire la realizzazione di impianti da rinnovabili nelle aree militari, anche usando risorse del Pnrr, la cui produzione sarà prevalentemente destinata a comunità energetiche rinnovabili a cui parteciperanno enti territoriali militari. Sono previste delle corsie preferenziali per le autorizzazioni degli impianti di rinnovabili off-shore su aree non sottoposte a vincoli paesaggistici.
Dopo anni in cui nessuno decisore politico era disposto ad ammettere che ridurre sempre di più l’estrazione di gas nazionale non avrebbe accelerato la transizione ecologica, al massimo ci conduceva nel vicolo cieco della penuria di gas, questa volta il Governo fa una scelta di realismo energetico. Il decreto prevede il rilancio della produzione domestica di gas nazionale per rendere disponibili 2,2 miliardi di metri cubi di gas con l’obiettivo di arrivare fino a un volume complessivo aggiuntivo di 5,5 miliardi di metri cubi sugli oltre 70 miliardi consumati dall’Italia. Il gas di questa produzione aggiuntiva sarà ceduto con apposite procedure amministrate a un bacino di clienti finali industriali, composti per almeno un terzo da pmi, a “prezzi equi” con contratti a lungo termine. Ossia a tariffe determinate dal ministero delle Finanze in modo da garantire la copertura dei costi della produzione e un’equa remunerazione dei produttori di gas, e al tempo stesso proteggere l’attività manifatturiera dalle fiammate di prezzi della materia prima. Queste estrazioni aggiuntive non prevedono modifiche della mappa delle aree idonee per lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi (Pitsai) rilasciata qualche giorno fa, ma riconosce che i produttori possano chiedere nuovi permessi di perforazione nelle concessioni già assegnate, e beneficiare di un fast track autorizzativo di 8 mesi.
La sicurezza energetica viene garantita con l’ottimizzazione generale degli stoccaggi per avere un riempimento delle scorte non inferiore al 90% a partire dall’inverno 2022-2023 . Questa stagione invernale era partita con scorte all’86%, le più basse da molti anni.
Gli interventi di sostegno valgono oltre 5,5 miliardi di euro. Per le famiglie c’è il taglio agli oneri di sistema per 1,8 miliardi, 400 milioni di euro per mantenere l’aliquota dell’Iva del gas al 5% e altri 500 milioni per il rafforzamento del bonus sociale gas e luce che viene riconosciuto a 3,5 milioni di utenze intestate a nuclei economicamente svantaggiati. Valore complessivo circa 2,7 miliardi.
Per le imprese ci sono 2,8-2,9 miliardi di euro. Viene confermato con un budget di 700 milioni di euro il credito di imposta per gli energivori la cui platea si allarga a mille imprese con un sistema di sgravio identico a quello applicato nel primo trimestre 2022. Altri fondi di sostegno sono destinati regioni, sanità e enti locali per luce e riscaldamento.
Il ministro per le Finanze ha ricordato l’escalation della bolletta dell’ultimo periodo facendo il raffronto con la crescente entità di risorse messe in campo dal Governo. “Nell’ultimo trimestre 2021 – ha detto Franco -, la bolletta è aumentata di 21 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2020, e ne abbiamo fiscalizzati 3,5; c’è stato un aumento di altri 21 miliardi nel primo trimestre di quest’anno, di cui abbiamo fiscalizzato 5,5 miliardi, nel secondo trimestre l’aumento sarà di altri 14-15 miliardi, e ne fiscalizzeremo altri 5,5”.
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