L’ordine del giorno a firma Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato, è il caso politico della giornata di ieri. Il senatore del Carroccio ha ottenuto ciò che voleva: toccare un nervo scoperto della politica estera del Governo. Poi è stato lo stesso diretto interessato a ridimensionare l’episodio. “Mai scritto nulla che fosse riferito a una qualche forma di disimpegno nei confronti della resistenza ucraina” spiega Romeo al telefono con il Sussidiario.
In effetti, a leggere il testo originale dell’Odg, di disimpegno non si parla. Si impegna però il Governo “a farsi carico, nelle competenti sedi europee, di una concreta e tempestiva iniziativa volta a sviluppare un percorso diplomatico, al fine di perseguire una rapida soluzione del conflitto”. Romeo lo ha chiesto citando in premessa le parole del ministro Crosetto alle Camere nella comunicazione sulla proroga degli aiuti all’Ucraina (10 gennaio scorso). Quelle parole che, a conti fatti, appaiono più scettiche su un possibile epilogo a favore di Kiev. Il decreto in discussione al Senato è il 200/2023, “Proroga cessione materiali militari all’Ucraina”.
Un messaggio politico chiaro, quello del capogruppo leghista, arrivato subito ai destinatari, ovvero gli alleati di Governo del Carroccio. È Il Fatto Quotidiano a rivelare per primo l’esistenza dell’Odg Romeo, subito interpretato in senso pentastellato: “Kiev non può vincere, basta armi: la Lega contro la premier”. A strettissimo giro, in aula, Patuanelli (M5s) annuncia che i 5 Stelle si uniranno alla firma, mentre Foti (FdI) parla di “posizione personale” e “non del governo”. Il testo dell’ordine del giorno viene smussato.
“Siamo stati travisati” precisa Romeo al Sussidiario. Perché, senatore? “Il messaggio è stato utilizzato appositamente per cercare di insinuare crepe nella maggioranza che assolutamente non ci sono”. Il messaggio, però, c’è. “L’ordine del giorno” continua Romeo “chiede in maniera molto esplicita che il Governo si faccia carico in tutte le sedi competenti di una concreta e tempestiva iniziativa volta a sviluppare un percorso diplomatico”. Come dire: fino ad ora non è avvenuto. Otto decreti a sostegno e la diplomazia dimenticata per strada. Questo state dicendo, che fare come Draghi non basta? “Ma che cosa può fare da solo il governo italiano?” replica il capogruppo. “Quello che noi chiediamo, magari sfruttando anche la presidenza del G7 che adesso assumeremo, è che il nostro Governo cerchi di coinvolgere tutti gli attori per orientarli verso la costruzione di un tavolo di negoziato che possa portare al più presto ad una soluzione del conflitto”. Sì, ma il decreto? “Noi abbiamo sempre votato e voteremo gli aiuti. Il sostegno alla resistenza ucraina lo riteniamo fondamentale, perché è evidente ormai che se l’Ucraina non venisse sostenuta sarebbe sconfitta e questo sarebbe un problema per tutti. Ma a fianco di questo sostegno per noi è necessario, nel concreto, mettere in campo qualche iniziativa che vada seriamente verso una soluzione diplomatica del conflitto”.
Il decreto armi è stato approvato con 113 voti favorevoli, 18 contrari e nessun astenuto.
(Federico Ferraù)
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