Il processo di dedollarizzazione prende sempre più piede a livello internazionale. Aumentano i paesi in cerca di valute alternative sulle quali investire per gli scambi. In un articolo di China Daily viene analizzato il fenomeno che è iniziato con la guerra in Ucraina e sta aumentando, con conseguenze economiche che da una parte peggiorano i livello del debito pubblico in Usa, e dall’altra aumentano il valore dello Yuan, la valuta cinese che sta diventando la prima scelta degli investitori esteri che intendono abbandonare il dollaro.
Dopo l’approvazione dall’Arabia Saudita per i commerci di petrolio in moneta differente, sono arrivate altre nazioni come ad esempio l’Argentina ed il Brasile che stanno adottando la valuta cinese per investimenti e pagamenti di merci importate. Inoltre i paesi dell’America Latina si stanno accordando per l’istituzione di una nuova moneta unica che rappresenterebbe un altro duro colpo nei confronti della politica monetaria Usa, già alle prese con i bilanci in rosso. La dedollarizzazione ora sembrerebbe essere diventata l’obiettivo primario degli investitori globali.
Dedollarizzazione in crescita: Yuan principale valuta alternativa di scambio
Il direttore del centro studi internazionale per la finanza e l’economia, intervistato da China Daily, sostiene che l’effetto delle sanzioni imposte dagli Usa nei confronti di alcuni paesi non occidentali abbia notevolmente contribuito alla corsa di sfiducia del dollaro, e comportando così anche il costante aumento del debito pubblico statunitense, arrivato a livelli record nell’ultimo anno. Ora sta entrando in gioco la Cina, non solo come investimento alternativo, ma anche per la valuta utilizzata sempre di più negli scambi commerciali.
Lo Yuan è in crescita, e come sottolinea l’analista finanziario, se il governo riuscirà a mantenere gli standard per assicurarsi la fiducia degli investitori, questo potrebbe essere l’arma vincente per aumentare il ruolo del paese negli affari economici internazionali. La dedollarizzazione potrebbe presto ribaltare gli equilibri dell’economia globale, e ridurre significativamente quella che era considerata valuta di riserva primaria dominante, lasciando ampio spazio all’alternativa cinese.