Sul clamoroso caso di DeepSeek, la piattaforma cinese di intelligenza artificiale (AI) che sarebbe in grado di fornire le stesse prestazioni di quelle più note oggi sul mercato, con costi e dispendio energetico enormemente inferiori (impiegando anche chip meno recenti e quindi meno costosi) qualche esperto ha cominciato ad avanzare dei dubbi.
Sul Sussidiario Massimo Manzari ha sottolineato quanto sia pericoloso limitarsi a prendere in considerazione un eclatante annuncio cinese, che però è stato in grado di far crollare i titoli di Nvidia, l’azienda che produce i più sofisticati e potenti chip in grado di svolgere miliardi di calcoli.
In merito possiamo innanzitutto osservare che questa vicenda sta mettendo in luce i riflessi condizionati di giornalisti e mass media, sempre alla caccia di uno scoop. E anche quelli della Borsa, che vive soprattutto di aspettative teoriche.
Nonostante sempre più esperti denuncino l’impossibile quantità di energia necessaria per alimentare l’AI e di acqua per raffreddarla, i colossi della tecnologia ci si stanno buttando a pesce: lo stesso Trump ha annunciato di volerci investire 500 miliardi di dollari, suscitando lo scetticismo perfino di Musk.
Del tutto ovvio che l’annuncio di una nuova applicazione capace di dare gli stessi risultati con un costo 90 volte inferiore abbia gettato nel panico il mondo delle imprese hi-tech produttrici di chip, di server e di tutto ciò che serve per far funzionare la nuova spettacolare innovazione.
Ma i dubbi tecnici che cominciavano a serpeggiare hanno già fatto recuperare le grandi perdite, e ora un esperto informatico italiano, Andrea Barbagallo, ha pubblicato sul sito di Becciolini Network le prove da lui condotte in base alle quali ritiene di dimostrare (usiamo volutamente un linguaggio semplificato) che i tecnici di DeepSeek sono riusciti a “clonare” le modalità di ricerca dei dati di OpenAI dopo averne catturato nel tempo le informazioni necessarie.
Barbagallo sostiene di essere riuscito a far ammettere addirittura a DeepSeek di essere stato generato da OpenAI grazie ad una serie di domande costruite a base di codici in grado di superare i filtri appositamente predisposti.
La morale che se ne ricava è che è semplicemente scoppiata una guerra di carattere tecnologico-economico-finanziario tra Cina e Stati Uniti. Con la differenza che mentre Trump pensa di ricorrere ad armi consuete come i dazi, i cinesi cercano di usare armi più sofisticate, in grado di terremotare il sistema capitalistico occidentale, basato sul circuito finanza-borse-mass media, creando grandi fonti di disturbo e intralci, sfruttando la crescente criticità delle tecnologie innovative. Più che una guerra, pare una guerriglia su vasta scala, intesa a colpire i gangli di un sistema che si crede invincibile e sempre più spesso dimostra di non esserlo.
Intanto, grazie ai mass media, i cittadini vengono distratti dagli scoop, finendo per guardare il dito invece della luna, e non facendosi mai la vera domanda: chi e perché sta inseguendo questa nuova fata morgana approfittando della costante attenzione parziale di cui l’uomo di oggi è oramai preda.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.