Anche se il governo Meloni è riuscito a frenare “il carro lungo la discesa”, l’attenzione e la prudenza con cui è stato stilato il documento di Economia e finanza per gli impegni programmatici dell’anno fiscale 2023, non lasciano spazio a dubbi: le coperture non ci sono. Giorgetti se ne è accorto, dichiarando lo stop alle misure straordinarie e un ulteriore ritorno alla revisione di tutti i bonus casa. Che cosa sta aleggiando nella mente del ministro dell’Economia?
Def e spending review: il governo è cauto nonostante la crescita
Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia e delle finanze ha dichiarato in conferenza stampa, come premessa al documento programmatico la cui presentazione è stata fatta, come previsto, per metà aprile 2023 che sarebbe arrivato un nuovo ciclo di spending review per tutti i ministeri, col fine di ridurre le spese straordinarie come quelle relative ai bonus casa: “La via della Pnrr ha risentito della complessità e dell’innovatività di alcuni progetti, dei rincari e della scarsità di componenti e materiali, nonché di lentezze burocratiche“.
E infatti questa motivazione non è nuova: molti cantieri avviati per coloro che hanno deciso di usufruire del superbonus e bonus ristrutturazioni, sono rimasti bloccati non soltanto per i crediti incagliati, ma anche per l’impossibilità da parte delle imprese edili che avevano ottenuto la commessa, di proseguire nei lavori per irreperibilità di alcuni materiali. Un effetto della guerra in Ucraina che rischia di rendere ancora più dispendioso per l’Italia l’allargamento di certe misure.
Def e spending review: da rivedere gli incentivi per rilancio dell’economia
Per Giancarlo Giorgetti insomma servono normalizzare la politica di bilancio che passa anche attraverso la revisione degli incentivi come il superbonus il bonus facciate, che hanno avuto un tiraggio nettamente superiore alle stime.
Il ministro dell’economia intende quindi individuare nuovi interventi per il sostegno delle categorie maggiormente vulnerabili, oltre che per rilanciare l’economia. Ciò potrebbe velocizzare la stagione delle riforme. Il tutto sempre nell’ottica delle proiezioni di crescita e di bilancio che sono comunque ispirate da un criterio di cautela, data la situazione internazionale ancora fortemente compromessa.
Le misure destinate al canone energie “equivalgono al 1,2% del PIL e la metà di questo importo è indirizzato alle fasce più deboli della popolazione oltre che alle imprese più esposte agli altri prezzi dell’energia“.
In merito al nuovo ciclo di spending review nel DEF sono indicati i concorsi alla prossima manovra di finanza pubblica che dovrebbe comportare risparmi in termini di indebitamento che vanno da i 300 milioni del 2024, ai 500 milioni del 2025 e ai 700 milioni del 2026. Complessivamente la riduzione va a quantificarsi in 1,5 miliardi nel 2024 2 miliardi nel 2025 e 2,2 miliardi a partire dal 2026. Ciò implica anche una nuova normativa in merito ai bonus casa, che andrebbero fermati in quanto l’attuazione degli stessi in uno scenario come quello del conflitto internazionale in Ucraina che rende irreperibile alcuni materiali oltre che costosissimi altri, rischia di costare veramente troppo allo Stato italiano.