GOVERNO BATTUTO ALLA CAMERA SUL DEF: ORA COSA SUCCEDE (E PERCHÈ NON SI APRE NESSUNA CRISI)
Colpo di scena nell’esame del Def in Parlamento: il Governo Meloni va sotto alla Camera per 6 voti sullo scostamento di bilancio utile per finanziare le politiche economiche dell’anno inserite nel Documento di Economia e Finanza. Il Governo va sotto ma non ci sarà alcuna crisi di Governo né ovviamente dimissioni della Presidente del Consiglio: il motivo è molto semplice, la maggioranza non ha superato il vaglio della Camera non su un voto di fiducia ma sulla votazione che richiedeva la maggioranza assoluta, ovvero 201 voti a favore, per approvare lo scostamento di bilancio. 195 sì, 105 astensioni e 19 no è il risultato dell’incidente di percorso avvenuto oggi alla Camera per il Governo Meloni: «non è un dato politico, il Def si rivoterà», il primo commento della Premier Meloni in missione a Londra. Il Documento di Economia e Finanza è stato così fatto ripassare in Consiglio dei Ministri, e ci dovrà essere una variazione anche minima dei conti, perché quella che bocciata è stata la risoluzione che approvava i saldi di bilancio.
Il mancato voto sullo scostamento di bilancio di fatto impedisce la votazione sulle risoluzioni al Def e quindi la necessità di un nuovo testo da approvare in breve: e così avviene, con la convocazione del Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi per le ore 18.30 presieduto dal vicepremier Tajani in quanto la Presidente Meloni è impegnata nel viaggio in Uk dal Premier Rishi Sunak. Una riunione lampo durata solo 5 minuti (dalle 18.47 alle 18.52) e dove di fatto viene approvato non tanto un nuovo testo ma una nuova relazione del governo sullo scostamento di bilancio. «Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro Giorgetti, approva una nuova Relazione al Parlamento ai sensi dell’art.6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243. Restano confermati i saldi di finanza pubblica già riportati dal Def 2023», si legge nel comunicato di Palazzo Chigi al termine del Cdm-lampo. «Restano confermati i saldi di finanza pubblica già riportati dal Documento di economia e finanza 2023», si legge ancora, con la nuova Relazione che «sottolinea le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie oggetto degli interventi programmati per il Consiglio dei ministri già fissato per il 1° maggio». Si comincerà a votare domani mattina partendo dalla Camera dove è avvenuto il “fattaccio” di oggi: convocata una nuova seduta al Senato domani alle 14 per procedere alla votazione della “nuova” relazione sullo scostamento di bilancio. «Non essendo stata raggiunta la maggioranza assoluta al Def alla Camera – ha spiegato il Presidente del Senato Ignazio La Russa intervenendo in Aula nel tardo pomeriggio – il governo ha ritenuto opportuno riconvocarsi per riformulare la relazione sullo scostamento. Benchè si sia regolarmente votato anche il Senato dovrà rivotare sulla nuova relazione e quindi su una nuova risoluzione».
MELONI DOPO IL FLOP SUL DEF: “NON È UN DATO POLITICO MA SERVE VALUTAZIONE INTERNA”
I voti mancanti alla maggioranza sono stati complessivamente 45 secondo gli ultimi calcoli fatti guardando l’agenda dell’Aula di Montecitorio: 14 deputati di FdI (su 117 hanno votato infatti in 103); 14 di Forza Italia (su 44 deputati hanno votato in 30) e 15 della Lega (su 65 hanno votato in 50); sempre nella maggioranza sono mancati 2 voti da Noi Moderati (8 votanti su 10 seggi). In missione, dunque assenti giustificati, risultano essere solo 9 deputati di FdI, 5 di FI e 4 della Lega: tutti gli altri risultano “ingiustificati”.
Risultati: una brutta figura politica per il Governo Meloni con la Premier tra l’altro impegnata in delicata missione estera in Gran Bretagna. Proprio da Londra arrivano le prime parole della Presidente in merito al ko del suo Governo nel Def: «un brutto scivolone ma non è un segnale politico, è un eccesso di sicurezza. Ognuno ha la propria responsabilità. Credo che si debba fare una valutazione ulteriore, e concentrare l’attenzione sui parlamentari in missione, su chi ha un doppio incarico. I numeri servono – conclude Meloni – ci devono essere altrimenti la maggioranza non va. Credo che sia stata superficialità, che non so dire se sia meglio o peggio ma è qualcosa a cui si rimedia con un confronto fra di noi». Meloni conferma il CdM previsto per il 1 maggio sul nuovo Decreto Lavoro: non dovranno però esserci nuovi passaggi a vuoto in Parlamento sul Def altrimenti mancheranno le coperture formali per finanziare i provvedimenti sul taglio del cuneo e gli altri interventi sul mondo del lavoro. Domenica sono stati convocati i sindacati nel pomeriggio a Palazzo Chigi alla presenza della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
DEF, GOVERNO BATTUTO ALLA CAMERA: LE REAZIONI DI MAGGIORANZA E OPPOSIZIONI
«È un governo di incapaci e questa incapacità si riverbera sulle famiglie, sui cittadini, sulle imprese. Quindi il frutto di questa incapacità lo pagheremo noi»: questo il primo commento di Giuseppe Conte in arrivo dalle opposizioni dopo il voto che ha mandato sotto il Governo Meloni alla Camera. Il Movimento 5Stelle invita l’esecutivo e la Premier Meloni e salire al Quirinale per chiarire la vicenda, anche se – lo ribadiamo – l’incidente avvenuto in Parlamento non nasce da una sfiducia politica ma da una mancanza di parlamentari per raggiungere il quorum necessario.
«Delle due l’una: o siamo di fronte a un episodio di imperdonabile sciatteria o alla prova conclamata delle divisioni della maggioranza. In entrambi i casi si dimostra la totale inadeguatezza di questo governo e di questa maggioranza, che dovranno risponderne davanti al Paese. Sono andati sotto per mancanza dei voti necessari sullo scostamento di bilancio, ovvero una decisione fondamentale che impatta sui conti pubblici e quindi sulle famiglie e sulle imprese. Siamo al dilettantismo, il problema è che lo pagano l’Italia e la sua credibilità»: lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein. «La maggioranza di destra non riesce ad approvare lo scostamento di bilancio nell’Aula Montecitorio. Non è mai successo, mai. Gli uffici stanno verificando ma, da un punto di vista politico e procedurale, è plausibile che debbano riscrivere il Def»: questo invece il commento del segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.
Tra le file della maggioranza regna il malumore per l’incidente e la figura a livello pubblico, ma non vi è alcun problema politico serio e il Governo non ha perso la fiducia né i numeri in Parlamento, che restano molto stabili soprattutto alla Camera. «E’ inesperienza, non c’è dietro alcun segnale politico», ha spiegato il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, «Con il taglio del numero dei parlamentari il numero dei parlamentari in missione perché impegnati al governo incide maggiormente, specie quando ci sono voti con maggioranze qualificate. Per fortuna il problema si risolve ma occorre convocare un nuovo Consiglio di ministri, che approvi una nuova relazione con un nuovo scostamento diverso anche solo di un euro. Il problema è che questo scostamento serviva a tagliare il cuneo fiscale sin da maggio». Molto più duro e netto il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che poco prima del voto “flop” aveva risposto al Question Time sui contenuti del Def: «Nessun problema politico, è che i deputati o non sanno o non si rendono conto».