Nel 1918 furono gli eserciti impegnati nel conflitto della Grande guerra a diffondere il virus della cosiddetta influenza spagnola, che causò circa 50 milioni di morti, più del numero dei deceduti in combattimento. Una delle più grandi tragedie della storia dell’umanità. Alla luce di quella che la Nato ha orgogliosamente definito “la più grande esercitazione degli ultimi 25 anni”, Defender Europe 2020, nella gente, almeno in quelli che ne sono a conoscenza perché i grandi media ne hanno dato pochissime notizie, si rinnova la paura che con il coronavirus in circolazione in tutta Europa, si possa ripetere qualcosa del genere. Secondo Carlo Jean, già generale di corpo d’armata ed esperto di strategia militare e di geopolitica, “le esigenze militari hanno per gli americani la precedenza, anche perché Trump sta dando pochissima importanza al coronavirus. Lui stesso, che è stato in contatto con persone contagiate, non si è neanche fatto fare il tampone. Questa è la sua mentalità”.



Circa 20mila soldati americani sono giunti in Europa per prendere parte a Defender Europe, altri 10mila saranno impiegati dai paesi europei membri della Nato. Come mai una esercitazione così imponente in questo momento?

Come tutte le grandi esercitazioni della Nato anche questa ha il significato di dare un segnale a Mosca, facendo capire che la Nato esiste. Il messaggio ai russi è: non muovetevi più di tanto perché siamo sempre pronti ad attuare l’articolo 5 del Trattato, che prevede il mutuo intervento nel caso un solo paese membro venga attaccato.



Non a caso l’esercitazione si svolge alle porte di Mosca, tra i Paesi Baltici e addirittura la Georgia. La Russia ha reagito parlando di provocazione. In realtà in questo momento storico i teatri di guerra sono altrove, in Medio Oriente e in Libia. Si sentiva proprio il bisogno di un ritorno alla Guerra fredda?

Per gli Stati Uniti esiste sempre una contrapposizione globale, in particolare disturba il fatto che la Russia negli ultimi anni è stata particolarmente attiva sia in Medio oriente, in Siria, che in Africa del nord, in Libia. Gli Usa sono il paese che comanda la Nato e quindi obbligano a fare quello che decidono loro.



D’altro canto anche la Russia non sta ferma. Un anno fa ha condotto un’esercitazione impiegando ben 300mila uomini. L’Europa può finire coinvolta in una Guerra fredda?

Gli americani lo sono sicuramente, per una parte della loro opinione pubblica la Guerra fredda non è mai finita. Trump tiene conto proprio di questa parte, che a novembre andrà a votare per le presidenziali.

C’è invece chi suggerisce che il vero nemico militare degli Usa sia la Cina. Che ne pensa?

È verissimo. Quello che temono gli americani è che la tecnologia militare russa venga trasferita in mondo massiccio alla Cina, cosa che i russi in realtà hanno una certa reticenza a fare, perché anche loro temono il “pericolo giallo” da quando Pechino ha cominciato a espandersi nella zona tradizionale di influenza russa, cioè l’Asia centrale e l’Afganistan.

La gente ha paura dell’arrivo di questi soldati americani e dei movimenti dei militari dei vari paesi europei in un momento in cui l’Europa è contagiata dal coronavirus. È possibile che gli americani, quando torneranno a casa, porteranno il virus, aumentando a dismisura il contagio?

Può capitare, ma è un allarmismo alquanto esagerato. Alla base aerea americana di Aviano risulterebbero contagiati una trentina di soldati.

Un’altra esercitazione Nato in Norvegia è stata annullata proprio a causa del virus. Non sarebbe il caso di annullare anche questa?

Trump considera il virus un fatto abbastanza trascurabile.

Però sbaglia: se si diffonde in un paese come l’America con 300 milioni di abitanti rischia il disastro, non crede?

Per adesso per gli americani è trascurabile. Le basi militari sono molto protette e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha assicurato che la situazione virus viene attentamente monitorata. Gli americani, poi, pensano che nel frattempo verranno sviluppati gli anticorpi per il virus.

La gente però è spaventata da questa esercitazione. È giusto o sbagliato?

Difficile dirlo. Teniamo conto che Trump, pur avendo frequentato dei collaboratori risultati positivi al virus, non si è neanche sottoposto al tampone. Lui è fatto così e almeno fino a novembre ce lo dobbiamo tenere.

(Paolo Vites)