Si concentrano su un nuovo farmaco le speranze di combattere il coronavirus e le sue complicazioni più temute. Si tratta del defibrotide, noto per esercitare un’azione profibrinolitica, antitrombotica, antinfiammatoria e angio-protettiva, e che nelle idee degli esperti potrebbe ridurre la progressione dell’insufficienza respiratoria acuta. A tal proposito, come riporta Quotidiano Sanità, il 14 maggio l’Aifa ha approvato un nuovo protocollo sperimentale, promosso dall’IRCCS, Ospedale San Raffaele di Milano, per i pazienti affetti da polmonite da Covid-19 con gravi difficoltà respiratorie, per valutare la sicurezza e l’efficacia del defibrotide. Proprio l’insufficienza respiratoria da sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è la principale causa di mortalità dei pazienti affetti da coronavirus, e il profilo delle citochine dei malati suggerisce che la fatalità sia guidata da uno stato iper-infiammatorio, auto-propagante. “Nelle forme severe si assiste ad una profonda reazione infiammatoria che può provocare microtrombosi, con conseguente compromissione della vascolarizzazione polmonare. Per questa ragione, nonostante una ventilazione adeguata, il sangue del paziente non è ossigenato: i suoi polmoni non sono vascolarizzati in modo adeguato”, spiega il Professor Fabio Ciceri, primario delle Unità di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo e Oncoematologia, coordinatore della Ricerca Clinica all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. Ed è proprio in questo passaggio che potrebbe entrare in gioco il defibrotide…
DEFIBROTIDE CONTRO CORONAVIRUS?
Il farmaco defibrotide è “in grado di curare, l’infiammazione endoteliale, prevenendo le trombosi”. Come sottolinea Quotidiano Sanità, il farmaco è l’unica terapia approvata negli USA per il trattamento della malattia veno-occlusiva epatica con insufficienza multiorgano (in particolare polmonare e renale) e in Europa per il trattamento della malattia veno-occlusiva epatica severa: “Questa condizione si può verificare in seguito al trapianto di midollo osseo ed è caratterizzata da attivazione e danno endoteliale, da uno stato pro-coagulante e pro-infiammatorio, con livelli elevati di IL-6, IL-8 e TNF-alfa. Le lesioni polmonari, epiteliali ed endoteliali e l’accumulo di liquido infiammatorio nello spazio alveolare, ricordano ciò che è stato osservato nei casi di esame autoptico del tessuto polmonare negli individui affetti da Covid-19. In parte, l’azione salvavita del defibrotide è dunque dovuta anche alla downregulation delle citochine circolanti”, spiega il portale medico. Lo studio di fase 2, prospettico, interventistico, a singolo braccio, open label, multicentrico valuterà la sicurezza e l’efficacia del farmaco nel ridurre la progressione dell’insufficienza respiratoria acuta.
DEFIBROTIDE CONTRO CORONAVIRUS: RIDUCE INSUFFICIENZA RESPIRATORIA ACUTA?
Ma in cosa consisterà la ricerca? I pazienti saranno trattati con defibrotide, somministrato per via endovenosa, e riceveranno la migliore terapia disponibile al momento, quindi un trattamento con antivirale, idrossiclorochina e, se necessario, metilprednisolone. Lo scopo sarà verificare se il farmaco riduce effettivamente il tasso di insufficienza respiratoria. Ad essere analizzati saranno anche la durata del ricovero in ospedale, la sopravvivenza globale a 28 giorni dall’inizio della terapia sperimentale e le variazioni nei marker biologici che indicano un’infiammazione sistemica a 14 giorni dal via al trattamento. Al termine dello studio, i dati saranno analizzati retrospettivamente e confrontati con quelli di pazienti che sono stati ricoverati per coronavirus nell’IRCCS San Raffaele di Milano prima dell’inizio dello studio e a cui non è stato somministrato un trattamento sperimentale. Il professor Ciceri ha spiegato che in questo momento la ricerca è in fase di reclutamento (si pensa di coinvolgere circa 50 pazienti): “In questo periodo, fortunatamente, il numero dei pazienti ricoverati è notevolmente diminuito e i casi che riceviamo non sono idonei”. Per questo motivo l’attuabilità dello studio non è certa, a meno che non si verifichi un nuovo aumento di casi. “Sul farmaco sono in corso altri studi, in Spagna, in Inghilterra, di cui si aspettano i risultati”.