È boom di casi di deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD) nel Regno Unito. Uno studio, come riportato dal Daily Mail, rivela che i più colpiti sono gli adolescenti di età compresa tra i 10 e i 16 anni. I sintomi, tuttavia, hanno inizio nella prima infanzia, con problemi di concentrazione, irrequietezza e comportamenti impulsivi. Essi molto spesso persistono anche nell’età adulta.
La ricerca è stata condotta dall’University College di Londra su un campione di sette milioni di individui di età compresa tra i 3 e i 99 anni. I dati sono stati raccolti dal 2000 al 2018. È emerso che 35.877 individui della popolazione aveva una diagnosi di ADHD e di questi 18.518 avevano ricevuto delle prescrizioni di farmaci per curare la patologia dal proprio medico di famiglia. In molti, tuttavia, non sono ancora adeguatamente assistiti per i problemi in questione. “Negli ultimi ci sono state diverse segnalazioni di lunghe liste di attesa per valutazioni da parte del SSN, soprattutto tra gli adulti”, ha affermato Doug Mckechnie, autore dello studio.
Deficit dell’attenzione e iperattività, boom di casi in Uk: lo studio
Lo studio sui casi nel Regno Unito di deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD) ha evidenziato un drammatico aumento del fenomeno dal 2000 al 2018. Nel primo anno della rilevazione a soffrirne erano l’1,4% (allo 0,6% di questi sono stati prescritti dei farmaci) dei ragazzi di età compresa tra i 10 e i 16 anni, mentre nell’ultimo anno la percentuale è salita al 3,8% (al 2,4% di questi sono stati prescritti dei farmaci). I ricercatori prevedono un continuo aumento delle diagnosi.
A essere maggiormente colpiti sono i ragazzi e gli uomini più che le ragazze e le donne. L’aumento relativo maggiore, tuttavia, è stato registrato proprio tra gli adulti. L’aumento delle diagnosi ad ogni modo è un fenomeno positivo. “È piacevole sapere che sempre a più persone sarà diagnosticato il disturbo, perché vuol dire che esso verrà curato. I servizi devono essere messi a disposizione per gestire questo problema”, ha aggiunto il professore Doug Mckechnie.