A “Dritto e Rovescio”, nel corso della puntata andata in onda su Rete 4 nella serata di ieri, giovedì 10 settembre, si è registrato un attacco frontale da parte del padrone di casa e conduttore, Paolo Del Debbio, nei confronti di Beppe Grillo, esponente del Movimento 5 Stelle. L’oggetto dell’offensiva verbale è da individuarsi nell’aggressione da parte del genovese nei confronti dell’inviato del programma Mediaset, scaraventato giù dalle scale dall’ex comico mentre cercava di svolgere il suo lavoro. “Solidarietà al nostro Francesco Selvi, inviato che non si meritava di essere buttato giù dalle scale da un leader politico, da un fondatore addirittura del Movimento 5 Stelle, che ha una piattaforma che si chiama Rousseau – ha esordito il presentatore –. Invierò a Grillo tutte le opere in francese e in italiano di Jean-Jacques Rousseau, in quanto ritengo che debba dare loro una ripassata”. Dichiarazioni forti, senza dubbio, che sono poi state seguite da un ulteriore affondo nei confronti del pentastellato.
DEL DEBBIO: “GRILLO, SEI UN POVERACCIO!”
Paolo Del Debbio ha quindi sottolineato quanto segue: “Rousseau elogiava il buon selvaggio, non il cattivo selvaggio, cioè quello che sei stato tu, Grillo, in questa occasione. Il buon selvaggio non era corrotto dai costumi, invece tu sei un corruttore di costumi, in questo caso, perché un leader politico non tira giù dalle scale un giornalista”. Per poi aggiungere: “Perché te la prendi con i giornalisti? Prenditela con me: io vengo da un quartiere popolare di Lucca, non so dove sei nato tu. A me non fai paura, caro Grillo. Non ti minaccio, perché non lo meriti, sei un poveretto che non meriterebbe tutto questo, se non ci fossero cinque giorni di prognosi per un cronista”. Infine, la chiosa pungente e che richiama anche il passato da cabarettista di Beppe Grillo: “Il tuo passaggio precoce dal comico al tragico è un fenomeno di senilità. Mi fai un baffo. Ma quando vuoi attaccare qualcuno e non hai due nocciolini, ma due cog*ioni, attacca quelli come me, più forti. Sei veramente un poveraccio!”.