Anche il delitto di Avetrana è al centro dell’ultima puntata della stagione di “Quarto Grado – Le Storie“, in onda alle ore 21:25 di oggi, venerdì 26 luglio 2024, su Rete 4: verrà riproposta anche l’intervista a Michele Misseri, quella resa dopo la scarcerazione e gli 8 anni di carcere, in cui ribadisce di essere colpevole dell’omicidio di Sarah Scazzi. Il delitto, peraltro, diventerà una serie tv: è stato diffuso il primo trailer di “Avetrana – Qui non è Hollywood” che ripercorre in 4 episodi l’omicidio della ragazza.



La serie, basata sul libro di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, è attesa nel prossimo autunno e verrà trasmessa dalla piattaforma streaming Disney+: ogni episodio racconterà la vicenda che ebbe grande risalto anche a livello mediatico da punti di vista differenti, quelli dei protagonisti di questa drammatica storia, dalla vittima alla cugina Sabrina Misseri, agli zii Cosima Serrano e Michele Misseri. Quest’ultimo è uscito dal carcere, mentre la moglie e la figlia sono state condannate all’ergastolo per l’omicidio.



SARAH SCAZZI, IL DELITTO DI AVETRANA: DALLA SCOMPARSA ALL’OMICIDIO

Avetrana, piccolo paese a ridosso del mare nella periferia pugliese, è divenuta nota il 26 agosto di 14 anni fa con la scomparsa di Sarah Scazzi, che all’epoca aveva 15 anni. Tutto il paese si attivò per ritrovarla, apparentemente anche la cugina Sabrina Misseri e gli zii Cosima Serrano e Michele Misseri. Quella che sembrava una fuga innocente si rivelò un terribile caso di cronaca nera, perché la ragazza venne ritrovata morta in un pozzo. L’annuncio venne dato in diretta da “Chi l’ha visto?“, dove in quel momento era ospite, ma in collegamento, la mamma della vittima.



Dal punto di vista giudiziario la vicenda si è chiusa nel 2017 con la sentenza della Cassazione che ha condannato in via definitiva all’ergastolo la cugina e la zia di Sarah Scazzi per concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, confermando le decisioni di primo grado e appello. Invece, lo zio ha dovuto scontare 8 anni di carcere per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove; il fratello di quest’ultimo, invece, fu condannato a poco meno di 5 anni per concorso in occultamento di cadavere.