Delitto di Garlasco verso una clamorosa svolta nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi? È la domanda che da giorni insiste sulle cronache, alla luce della recente iscrizione di Andrea Sempio nel registro degli indagati (per la seconda volta dopo l’archiviazione del 2017) per l’omicidio Chiara Poggi.
L’ipotesi di reato formulata dalla Procura di Pavia nel fascicolo aperto recentemente a carico del 37enne, amico del fratello della vittima, è in concorso con ignoti o con lo stesso Stasi, fidanzato della ragazza all’epoca dei fatti. Secondo gli inquirenti, il Dna isolato sulle unghie di Chiara Poggi sarebbe di Sempio e non c’è traccia dell’unico condannato. Il risultato arriva dalla consulenza disposta dai pm (affidata al noto genetista Carlo Previderè) e conferma quella prodotta anni fa dalla difesa di Alberto Stasi. Il difensore dell’attuale indagato, l’avvocato Massimo Lovati, è intervenuto ai microfoni di Adnkronos per parlare dello stato d’animo del suo assistito dopo lo shock di finire nuovamente sotto la lente investigativa.
Delitto di Garlasco, l’avvocato di Andrea Sempio: “È più tranquillo, al lavoro con animo sereno”
Il legale di Andrea Sempio ha dichiarato che “è più tranquillo” dopo il clamore mediatico innescato dalla sua nuova iscrizione nel registro notizie di reato per l’omicidio di Chiara Poggi. Secondo quanto riportato, il 37enne sarebbe tornato al lavoro “con animo sereno” e la difesa è certa di poter dimostrare la sua estraneità alle contestazioni mosse dalla Procura di Pavia 18 anni dopo il delitto di Garlasco.
Nella nuova inchiesta c’è anche un altro colpo di scena e riguarda l’emersione del racconto inedito di un supertestimone che avrebbe deciso di parlare dopo quasi due decenni dopo aver superato la paura di finire nei guai. “Ben venga per trovare chi ha ucciso Chiara Poggi“, ha aggiunto l’avvocato Massimo Lovati lasciando intravedere un margine di dubbio personale sulla colpevolezza di Alberto Stasi. Atteso per le prossime settimane l’esito dell’esame del Dna a cui Sempio è stato sottoposto coattivamente per la comparazione con il profilo isolato sulle unghie della vittima, ma secondo una consulenza preliminare affidata al genetista Carlo Previderè non ci sarebbero dubbi sull’attribuzione a cui, già nel 2017, giunsero le indagini difensive condotte dal pool che assiste Alberto Stasi.