DELITTO DI VIA POMA, NUOVA PISTA DA UN DOCUMENTO?
Una collega di Simonetta Cesaroni potrebbe finire nei guai per un documento sparito per 34 anni ora ricomparso: si tratta di Giusy Faustini, che dimenticò di segnare l’orario di uscita dall’ufficio sul foglio delle presenze che è stato ritrovato dalla famiglia della vittima del delitto di via Poma. È l’ultima speranza dei parenti, visto che a novembre, e più precisamente il 19, arriverà la decisione sull’archiviazione dell’inchiesta. In quel foglio, visionato da Repubblica, è riportato il nome dell’addetta al tesseramento agli Ostelli della gioventù, quello dove Simonetta Cesaroni venne ritrovata morta.
La collega della segretaria uccisa a coltellate, però, ha preferito non commentare tale ritrovamento: “Non so niente di queste cose“, ha dichiarato al quotidiano. Eppure, lei e gli altri colleghi avevano dichiarato di non aver mai conosciuto la ragazza, al massimo di averla incontrata di sfuggita o brevemente. Per gli inquirenti ciò è contraddittorio, visto che l’ufficio non è grande e Faustini tornava in ufficio nel pomeriggio proprio nei giorni in cui lavorava la vittima. Peraltro, Faustini aveva dichiarato di aver terminato di lavorare il giorno del delitto alle ore 14:15 e di aver trascorso il resto della giornata dai genitori, eppure su quel documento manca la firma e l’orario di uscita dall’ufficio.
SIMONETTA CESARONI, IL GIALLO DEL FOGLIO SPARITO
Quando il pm nel 1997 chiese il foglio delle presenze, non ebbe il documento completo, quindi le carte utili erano state fatte sparire. Secondo Cavallone, che guidava le indagini all’inizio del 2000, la collega di Simonetta Cesaroni potrebbe essere rimasta a lavorare nel pomeriggio e soprattutto aver visto l’assassino della segretaria. Così si spiegherebbe perché avrebbe dimenticato di firmare il foglio. Repubblica aggiunge un altro particolare importante: nei giorni precedenti, Faustini aveva lavorato di pomeriggio nello stesso giorno e nella stessa fascia oraria di Simonetta Cesaroni.
È stata un’altra dipendente a trovare quei fogli: al giornale ha spiegato di averli dati al padre della ragazza per provare ad aiutarlo nella sua ricerca della verità. Nei fogli risulta presente anche Pier Paolo De Rosi, figlio di una delle dipendenti, ora morto, che aveva lavorato in maniera saltuaria, eppure non è stato mai sentito durante le indagini. Quei documenti dovrebbero essere portati all’autorità giudiziaria. La procura ha chiesto l’archiviazione, la famiglia di Simonetta Cesaroni si è opposta, per cui ora si attende la decisione del gip di Roma.