Il delitto di via Poma torna a fare parlare di sé sulle colonne del quotidiano “La Repubblica”, che dà spazio a un’intercettazione telefonica datata 16 marzo 2003. A parlare è un soggetto chiamato “Professore”, che dialoga con il tutor di Simonetta Cesaroni, uccisa con 29 coltellate il 7 agosto 1990. A colpire è una frase in particolare: “Sono convinto che tanto prima o poi finiscono con incastrà l’avvocato Caracciolo”, ossia il presidente regionale degli Ostelli di allora, Francesco Caracciolo di Sarno.



Filtra preoccupazione dall’ex tutor, sottoposto a interrogatori: “Sto a diventa’ fifone (…). A ristamo da capo a dodici professò”. Eppure, nonostante la riapertura delle indagini, il Professore si dice convinto del fatto che l’avvocato Caracciolo finirà incastrato, senza tuttavia fornire ulteriori precisazioni o dettagli su questo argomento. L’impiegato degli Ostelli ha rivelato anche che i magistrati hanno sentito la moglie: “Io quasi due ore e quaranta, lei uguale“. Risposta (con una domanda): “E da sua moglie che volevano sapé…?”. Controreplica: “E volevano sapere alcuni indizi e poi so’ cose che preferisco dirglie a voce e non per telefono…”.



DELITTO DI VIA POMA: INTERCETTAZIONE GETTA OMBRE SU CARACCIOLO

Un’intercettazione che non dimostra alcunché, ma che inevitabilmente contribuisce a gettare ombre sull’avvocato Caracciolo in relazione al delitto di via Poma. Sì, perché la conversazione si è conclusa così, senza alcun valore dal punto di vista penale, ma, osserva “La Repubblica”, “mostra come questo caso sia diventato un incubo. Si tratta di soggetti che ogni volta devono ripresentarsi davanti ai giudici e ricordare le loro abitudini, gli spostamenti e i rapporti dell’estate del ’90”.



In conclusione, spicca la ricostruzione dei fatti a cura del quotidiano: “Per Caracciolo, però, se si mettono in fila tutte le dichiarazioni rilasciate, per esempio, dai dipendenti dell’ufficio, dai datori di lavoro di Simonetta fino ai soliti portieri, qualcosa cambia sempre, o non torna, rispetto alle parole precedenti. Per non parlare degli orari, con le lancette dell’orologio che impazziscono e si spostano velocemente di mezz’ora in ora a ogni nuovo interrogatorio. E tutto si ingarbuglia”.