Potrebbe non essere un caso del tutto chiuso quello di Isabella Noventa, al centro della quarta puntata di Detectives – Casi risolti e irrisolti, in onda questo sabato in seconda serata su Rai2, come sempre condotta da Giuseppe Rinaldi. Il caso sul delitto di Isabella Noventa è di fatto risolto, dal momento che nel novembre dello scorso anno sono giunte le tre condanne in Cassazione che hanno messo la parola fine dal punto di vista giudiziario. Eppure resta ancora un grande enigma: che fine ha fatto il corpo della donna, segretaria di Albignasego? Quello di Isabella Noventa è un omicidio che affonda le sue radici in una vicenda più che mai torbida dove sullo sfondo non mancano gelosie, rancori ed invidie.
I protagonisti della vicenda sono tre: Freddy Sorgato, compagno della vittima, la sorella Debora Sorgato e l’amante dell’uomo, Manuela Cacco. Un triangolo pericoloso nel quale a farne le spese in una notte d’inverno tra il 15 ed il 16 gennaio 2016 è proprio la segretaria della provincia di Padova. Ad uccidere Isabella è stato – secondo gli inquirenti e tre gradi di giudizio – il diabolico trio che ha poi cercato di depistare le indagini.
OMICIDIO ISABELLA NOVENTA: IL CASO E LE CONDANNE
Per gli investigatori che hanno indagato a lungo sull’omicidio di Isabella Noventa, la donna 54enne fu uccisa nell’abitazione di Freddy Sorgato, a Noventa Padovana, dallo stesso compagno e dalla sorella di quest’ultimo, Debora. Successivamente il suo corpo è stato fatto sparire per sempre. A detta degli stessi fratelli Sorgato, il corpo fu gettato nel fiume Brenta. Coinvolta nel delitto anche l’amante di Freddy, Manuela Cacco, la quale fu disposta ad indossare il cappotto di Isabella al fine di inscenare una fuga involontaria da parte della segretaria, facendola passeggiare sotto le telecamere di sorveglianza del centro di Padova. Solo uno dei tanti tentativi di depistaggio messo in atto dal trio ma che non ha impedito alla giustizia di fare totale chiarezza sul giallo, tranne che per quell’unico grande dettaglio legato all’assenza del corpo. Il 18 novembre 2020 è giunta la condanna da parte della Corte di Cassazione che ha reso definitive le condanne in secondo grado dei tre imputati, diventate definitive: 30 anni ai due fratelli Sorgato e 16 a Manuela Cacco. Gli ermellini hanno anche ricostruito le dinamiche del delitto: Isabella fu uccisa nella cucina di Freddy con un colpo di mazzetta alla testa ed al volto. Il cadavere della vittima sarebbe poi stato coperto con un sacco dell’immondizia.
La sentenza di condanna in secondo grado era stata emessa il 9 ottobre 2018 dalla Corte d’assise d’appello di Venezia, con cui erano state confermate le condanne – 30 anni per i Sorgato e 16 per Cacco – emesse in primo grado.
NUOVO COLPO DI SCENA SU MANUELA CACCO
Solo nelle ultime settimane, a distanza di quasi sette mesi dalle condanne in Cassazione a carico dei tre imputati nei delitto di Isabella Noventa, è giunto un inaspettato colpo di scena che va a cambiare il presunto ruolo avuto dalla tabaccaia Manuela Cacco nell’intera vicenda. La donna è stata davvero solo una complice dei fratelli Sorgato o ha contribuito in maniera attiva all’omicidio di Isabella? Ad insinuare il dubbio sarebbe stato proprio Freddy, suo ex amante, il quale nel corso del nuovo processo a suo carico per violazione del Testo unico delle leggi in materia di pubblica sicurezza in cui l’uomo è accusato di non aver denunciato la detenzione di armi da fuoco e cartucce ha sganciato una vera e propria bomba, come riferisce Fanpage.it: “Le pistole me le ha portate la Cacco cinque o sei giorni prima degli arresti perché aveva paura che venissero scoperte nel corso di una perquisizione”. L’udienza in questione si è celebrata lo scorso 17 giugno durante la quale è stata chiamata a testimoniare anche la sorella di Freddy, Debora Sorgato che ha commentato: “Io non sapevo cosa contenesse la scatola che mi aveva consegnato la Cacco, l’ho scoperto cercando di metterla sotto un armadio quando sono cadute le pistole. E per tutelare mio figlio minorenne ho chiesto a Giuseppe Verde di tenerle da lui. In realtà è stato proprio lui a dirmi di portargliele. Mio fratello Freddy non sapeva nulla di queste armi”.