Stefano Nazzi, giornalista ed ideatore del Podcast di successo “Indagini” nel quale racconta i più famosi casi di cronaca nera, intervistato da Il Fatto Quotidiano, ha parlato della grande attenzione mediatica che c’è da sempre intorno ai delitti, specialmente quelli che hanno avuto iter delle indagini molto complicati pieni di contraddizioni e colpi di scena, come ad esempio il caso di Yara Gambirasio, la strage di Erba ma anche altri misteri ancora irrisolti come la scomparsa di Emanuela Orlandi o l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Tutte inchieste che periodicamente vengono sottoposte a revisione, e che ultimamente sono tornate all’attenzione del grande pubblico grazie a trasmissioni in tv che propongono ipotesi e visoni dei fatti differenti mettendo così in dubbio le decisioni e le stentenze stabilite dai giudici.



A volte anche costringendo a riaprire i processi dopo anni. Nazzi dice: “Il problema è che la cronaca stessa è diventata terreno di battaglia politica. Le indagini e i processi sono complessi, non se ne può isolare una parte ed esprimere un giudizio“. L’attenzione però si concentra su alcuni casi con “Particolare morbosità“.



Stefano Nazzi: “Revisionismo sui casi di cronaca nera porta ad uno stravolgimento della storia”

Il giornalista Stefano Nazzi che racconta nel podcast “Indagini” i casi di cronaca nera, ha parlato nell’intervista a Il Fatto Quotidiano del problema del “revisionismo mediatico“, che spesso porta a riaprire le indagini e i processi seguendo altre piste e creando uno stravolgimento della storia. Questo è accaduto in particolare con la strage di Erba grazie alla nuova tesi sostenuta da Le Iene, ma anche con l’omicidio Yara Gambirasio, per il quale ora si stanno muovendo gli innocentisti a favore di una revisione della sentenza.



Le indagini oggi però possono essere fatte in modo molto preciso, anche grazie ai nuovi strumenti scientifici e tecnologici, gli stessi che se avuti in passato avrebbero ad esempio permesso di conoscere la verità su altri misteri irrisolti ad esempio sul caso Emanuela Orlandi: “se ci fossero state le telecamere ai tempi del rapimento di Emanuela , qualcosa in più sapremmo“, ma anche sul delitto di Via Poma, per il quale una moderna analisi del Dna avrebbe potuto far risalire subito al colpevole. Ma l’esito dei processi a volte non dipende solo dalle indagini ma soprattutto dalla bravura dei legali, come conclude Nazzi: “Non ci sono delitti perfetti, ma ci sono avvocati perfetti“.