Sono trascorsi 10 anni dal delitto di Sarah Scazzi, la giovane 15enne di Avetrana, piccolo centro nel Salento. Dieci anni di misteri, ombre, bugie e contraddizioni, nel corso dei quali però si è giunti all’identificazione di coloro che, secondo tre differenti gradi di giudizio uccisero la piccola Sarah: Sabrina Misseri e Cosima Serrano, rispettivamente zia e cugina della 15enne. A distanza di 10 anni dal delitto di Avetrana, Claudio Scazzi, fratello maggiore di Sarah, racconta a Il Giorno come ha vissuto quest’ultimo decennio: “In maniera altalenante. I primi anni sono stati i più intensi e anche i più difficili”. L’uomo, oggi 35enne, da 15 anni lavora al Nord e ritiene che le tre sentenze abbiano fatto giustizia alla sorella alla quale era molto legato: “Nelle indagini è stato fatto tutto quello che era possibile fare, senza tralasciare nulla”, dice convinto. Nei confronti delle due donne, dice, prova “un misto di sentimenti, senza che nessuno sia predominante sugli altri. Va avanti così da dieci anni”. Ma oggi, 26 agosto, “è il momento più triste: quello della ricorrenza. Il momento più triste, più delicato. Ogni anno è lo stesso, a mano a mano che ci si avvicina alla data”. L’ultimo ricordo della sorella risale proprio a qualche giorno prima del 26 agosto: i due si erano salutati con la promessa di risentirsi presto, ma quella fu la loro ultima volta. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



Delitto Sarah Scazzi, il fratello Claudio commenta le sentenze

Sono trascorsi dieci anni dalla morte di Sarah Scazzi, la ragazzina di Avetrana uccisa in modo barbaro a soli 15 anni. Quel giorno del 26 agosto, la studentessa è stata vista per l’ultima volta uscire di casa, raggiungere la casa degli zii in previsione di un pomeriggio al mare con la cugina Sabrina Misseri. Per il fratello di Sarah, Claudio Scazzi, il dolore continua ad essere presente, anche se in modo diverso rispetto ai primi anni successivi alla tragedia. “Sono stati i più intensi e anche i più difficili”, dice a Il Giorno, “poi sono andato avanti a fasi alterne”. Ad oggi ritiene però che la sorellina abbia avuto giustizia, grazie alla decisione della Cassazione di rendere definitive le condanne all’ergastolo per Sabrina e la madre Cosima Serrano, oltre che gli otto anni destinati al marito della donna, Michele Misseri.



Vero di loro, Claudio ha sempre avuto sentimenti contrastanti, a seconda della fase di vita in cui si ritrovava. “Un misto di sentimenti”, dice, “senza che nessuno sia predominante sugli altri. Va avanti così da dieci anni. È logico che in un arco di tempo tanto lungo non si provi sempre la stessa cosa”. Il giorno della ricorrenza però è sempre stato il più difficile, il più triste. Anche se gli inquirenti ai suoi occhi hanno fatto di tutto per sviscerare quanto accaduto quel giorno alla giovanissima Sarah. Fino ad arrivare alla conclusione che il movente è legato a diverse situazioni che si erano create in quella famiglia. “Una serie di problemi concatenati all’interno di quella casa”, evidenzia, “fra madre e figlia, fra Sabrina e Ivano [Russo, il ragazzo che secondo l’accusa avrebbe scatenato la gelosia di Sabrina e l’avrebbe spinta ad uccidere la cuginetta, ndr]”.



Delitto Sarah Scazzi, quante cose non tornano ancora oggi

La vita di Sarah Scazzi si è fermata per sempre il 26 agosto del 2010, quando è finita nelle mani dei suoi assassini. Una ragazzina spensierata, dolce e con la voglia di diventare grande. Anche perchè affascinata dalla vita da ‘adulta’ che invece stava vivendo la cugina Sabrina Misseri. E poi c’era quell’affetto che ricercava negli altri, anche in quel ragazzo più grande di lei, Angelo Russo. Un cuoco di Avetrana di cui subiva il fascino e che l’ha fatta diventare una rivale agli occhi di Sabrina. Questa una delle ipotesi degli inquirenti che il 6 ottobre di quello stesso anno, grazie ad una prima confessione di Michele Misseri, zio della vittima, hanno scoperto la verità sulla scomparsa di Sarah. Il terzo indizio, in onda nella prima serata di Rete 4 di oggi, mercoledì 26 agosto 2020, si occuperà del caso di Sarah Scazzi.

Si analizzeranno anche le versioni di Misseri, ora sicuro della propria colpevolezza, ora della propria innocenza, e il ruolo di Sabrina e della madre Concetta Serrano. Ad oggi rinchiuse in carcere, entrambe con una condanna all’ergastolo per l’omicidio di Sarah. Madre e figlia però hanno sempre gridato la loro innocenza, così come il loro difensore, l’avvocato Franco Coppi. “Purtroppo si era creato un clima tale intorno al processo e all’intera vicenda che non siamo riusciti a far emergere la verità”, ha detto il legale all’Huffington Post, “la mediaticità ha condizionato non tanto la decisione finale, ma anche i singoli momenti dell’intero processo”.