Sentenza importante e a suo modo storica quella lanciata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (la CEDU ricordiamo non fa parte di alcuni organo europeo bensì è un organo giurisdizionale, ndr) in merito al delitto di Walter Tobagi: la Corte ritiene l’Italia colpevole per violazione del diritto alla libertà d’espressione nei confronti dei giornalisti Renzo Magosso e Umberto Brindani, condannati in via definitiva per diffamazione per un loro articolo nel lontano 2004. In sostanza, l’allora direttore di “Gente” Brindani e il giornalista Magosso scrissero sul settimanale che i carabinieri inquirenti nel delitto del giornalista del Corriere della Sera ucciso il 28 maggio 1980 «sapevano da tempo che il giornalista era nel mirino dei terroristi». Ebbene, secondo la Corte Europea, l’Italia nel condannarli per diffamazione ha violato la libertà d’espressione e di stampa dei due giornalisti, diritto tutelato dalla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo che sottende l’intero operato della CEDU. Tobagi era uno dei più brillanti inviati di cronaca del Corriere della Sera, ucciso barbaramente dai terroristi del gruppo armato di estrema sinistra “Brigata 28 marzo” nel lontano 1980, in Via Solari a Milano: cinque colpi di pistola esplosi da un “commando” di terroristi di sinistra poi riconosciuti e condannati a processo, Marco Barbone, Paolo Morandini, Mario Marano, Francesco Giordano, Daniele Laus e Manfredi De Stefano. Nello specifico, come ha ricostruito il processo sul delitto Tobagi, a sparare materialmente furono Marano e Barbone.



CORTE CEDU VS ITALIA: L’ESITO DELLA SENTENZA

Secondo la sentenza della Corte CEDU di Strasburgo la condanna avvenuta contro i due giornalisti di “Gente” ha «interferito in maniera sproporzionata con il diritto alla libertà di espressione», elemento tutt’altro che necessario in una «società democratica», scrive ancora la sentenza dei giudici. Per questo motivo e per aver leso di fatto la libertà di stampa di Magosso e Brindani, la Corte Europea ha condannato l’Italia a pagare a ciascuno dei due imputati 15mila euro per danni morali e 3500 euro per le spese legali. Secondo quanto riportato dall’Ansa, la sentenza della Corte CEDU sull’omicidio Tobagi diverrà definitiva tra tre mesi se le parti non ricorreranno in Appello: tra le forti critiche sollevate il fatto che in quel famoso articolo pubblicato su “Gente” nel giugno 2004 vi erano dichiarazioni fatte sostanzialmente da terzi che il giornalista stava semplicemente riportando, «Sanzionare un giornalista per il suo aiuto alla diffusione di dichiarazioni fatte da una terza persona durante un’intervista intralcerebbe gravemente il contributo della stampa alle discussioni su problemi d’interesse generale e la sanzione può essere ammessa solo se ci sono ragioni particolarmente gravi». Nelle specifico, quando un giornalista riporta dichiarazioni di altri, i giudici dei tribunali – secondo la CEDU – non deve domandarsi sulla comprovata veridicità di quelle frasi ma “solo” se ha agito in buona fede e fatto i dovuti controlli di verifica. Ancora la sentenza: «Magosso e Brindani hanno fornito un numero consistente di documenti e di elementi che provano che hanno effettuato le verifiche che permettono di considerare la versione dei fatti riportata nell’articolo come credibile e fondata su una solida base fattuale».

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