L’arcivescovo di Milano Mons. Mario Delpini in una lunga intervista con Repubblica riflette sulla scandalo dei troppi “speculatori” sul Covid che in questo anno di terribile pandemia si è arricchito alle spalle della popolazione proprio sfruttando l’eccezionale emergenza sanitaria e sociale: «Come faranno i ricchi a salvare l’anima? Come faranno a salvarsi coloro che sfruttando la pandemia si sono arricchiti, spesso speculando in Borsa e senza redistribuire il reddito? Come faranno coloro che hanno fatto profitti mentre tutt’intorno altri si sono drammaticamente impoveriti? Questo mi domando tutti i giorni».
È sconcertato monsignor Delpini e non lo nasconde nel dialogo con Paolo Rodari: «Ci sono dei capitali enormi che sono cresciuti invece che essere provati dalla crisi. I soldi devono servire a dare lavoro. La ricchezza invece è spartita in modo ingiusto». Manca quel senso del “redistribuire” che ha fatto e fa di Milano una “capitale mondiale” in termini di aiuti solidali e reciproci: alcuni imprenditori «sentono la missione del dare lavoro», altri invece attacca ancora l’Arcivescovo pensano solo a «investire in Borsa e fare soldi su soldi». Tirata d’orecchie viene poi data agli stessi cattolici che operano nel mondo del lavoro dell’università: «Che senso ha dirsi cattolici se disegniamo la stessa economia di Harvard o della Bocconi?».
MONS. DELPINI: “LA CHIESA FACCIA DI PIÙ”
Per l’arcivescovo di Milano non c’è solo il Covid tra i problemi che attanagliano la popolazione, e nemmeno “solo” la crisi economica: sul fronte accoglienza, per esempio, tanto ancora dovrebbe essere fatto «Occorrerebbe superare la reazione emotiva per cui per essere buoni occorre accogliere tutti oppure per essere seri respingere tutti. Questo aspetto emotivo può servire come slogan per campagne elettorali, ma non per la società che vogliamo». Ma anche lo stesso concetto di “accogliere” deve fare un passo ulteriore: «Dire che dobbiamo accogliere gli altri è paternalistico. Gli altri danno a noi dei contributi ineludibili, altro che accoglienza. Quando le società di calcio prendono dei ragazzi extracomunitari a giocare non lo fanno per accogliere, ma perché ne riconoscono il valore. Da qui dovremmo ripartire».
In questo senso, il richiamo vale assolutamente anche per la Chiesa, come sottolinea ancora Delpini «Nella Chiesa non dovremmo accogliere pensando a cosa fare per chi accogliamo, ma per prima cosa dovremmo capire cosa pensano, cosa cantano, che poesie recitano, che pranzi fanno, ascoltarli e dare loro voce». L’Arcivescovo di Milano parla da mesi di “emergenza spirituale” prima ancora che sanitaria e su questo riflette anche il suo ultimo discorso alla città: «Si parla solo del Covid. Ne deriva una condizione di aridità degli animi che sono assediati dalle emozioni, dalle apprensioni, dalle notizie. Viviamo sospesi, ma sotto le notizie resta spesso il vuoto. Certo, ci sono delle eccezioni», come ad esempio chi fa fronte comune lavorando operosamente per la propria comunità e per il futuro, «Dietro ogni cosa che funziona c’è un popolo che nessuno può conteggiare, che rimane al proprio posto».