L’ORDINAZIONE A VESCOVO DI ROMA PER MONS. DI TOLVE: LA CELEBRAZIONE IN DUOMO DI MILANO

Dal Vaticano a Roma alla Chiesa di Milano, due diocesi in festa per l’ordinazione episcopale di monsignor Michele Di Tolve come nuovo vescovo ausiliare della diocesi di Roma e rettore del Pontificio Seminario romano, nomina scelta direttamente da Papa Francesco. In Duomo si è celebrata con mons. Delpini, arcivescovo di Milano, la cerimonia di Ordinazione episcopale per Di Tolve alla presenza i tutto il popolo della diocesi milanese in festa per il proprio rappresentante.



Dalla sua città natale Lainate, fino a Rho – dove ha svolto negli ultimi tre anni il ministero di parroco in San Giovanni Battista e in Sant’Ambrogio ad Nemus a Passirana Milanese – passando per Cassina De’ Pecchi, Varenna, Novate milanese e la rappresentanza della Città metropolitana di Milano: tra sindaci, rappresentanti delle istituzioni e semplici fedeli erano in tanti in Duomo per salutare mons. Di Tolve ormai prossimo vescovo ausiliare a Roma. «Ti ringrazio, Signore con noi, e ti benedico per la tua Chiesa perché solo grazie a lei ho potuto conoscerti e sperimentare la compassione per me e per le tante persone che mi hai fatto incontrare. Solo così ho scoperto che la vita è vocazione. Grazie perché mi hai chiamato a essere prete», sono le parie parole con cui mons. Di Tolve commenta la sua fresca ordinazione episcopale, «La chiesa ha bisogno di voi», indicando i tanti giovani presenti alla cerimonia.



MONS. DELPINI: “VESCOVO PORTI IL PESO DI UN POPOLO SENZA SOGNI, LA CHIESA PUÒ ESSERE LIETA”

Particolarmente toccante l’omelia tenuta dall’arcivescovo di Milano Mons. Delpini al fratello in viaggio verso la curia romana: «Il popolo ridotto in schiavitù è un popolo senza sogni, è un popolo che ritiene la rassegnazione più sensata della speranza. Si lamenta e grida, ma non si aspetta un liberatore. Non si immagina una terra promessa. Vive in Egitto un popolo scontento, un popolo miserabile, il popolo del lamento senza speranza, della mormorazione senza sogni. Il popolo che grida e si rassegna vive dappertutto, forse vive anche oggi, forse anche nella Chiesa», rileva il prelato sottolineando cimeli popolo della modernità si ingegna spesso solo nell’arte di sopravvivere, «di adeguarsi: sempre complessato di essere straniero e sempre ansioso di rendersi accettabile, di adeguarsi alle pretese del padrone e di adorare i suoi dei. Il popolo che dice di vivere in una valle di lacrime, ma non desidera la terra promessa, il paradiso». Eppure, esclama Delpini, nei millenni il cristianesimo ha visto tanti testimoni chiamati a farsi carico di un tale popolo.



«Gli inviati di Dio al popolo senza sogni, possono trovare solo nell’incontro con il Dio dei padri la luce, la forza, l’iniziativa per seminare speranza e incoraggiare la fiducia nella promessa di Dio. A questo siamo chiamati: alla pienezza della gioia. Questa è l’opera di Dio: il dono della vita fino alla fine. Questa è la terra promessa. la vita eterna»: per l’arcivescovo di Milano, indicando nel nuovo vescovo Di Tolve le caratteristiche di questi “inviati”, «benvenuto tra coloro che sono inviati da Dio a farsi carico di un popolo senza sogni. Sappiamo che non ti spaventano le fatiche e le responsabilità. Ma in questo tempo in cui abita un popolo senza sogni, non il profeta solitario, non l’eroe protagonista, ma solo una comunità cristiana che vive intensamente la comunione con il Dio dei padri che alimenta la pienezza della gioia nell’intensa amicizia con Gesù, che riconosce nello spezzare del pane il mistero della morte di Gesù e ne attende la venuta». Per mons. Delpini solo la Chiesa nella sua comunione con Cristo e nella proprio “letizia” e “gioia” può farsi carico «della speranza dell’umanità e annunciare il compimento delle promesse di Dio». Ecco, conclude l’arcivescovo milanese, «il vescovo consegna quello che ha ricevuto, vive nella tradizione e nella comunione e incoraggia la testimonianza di tutta la Chiesa perché nell’umanità non abiti solo il gemito e il lamento, ma si intoni il cantico della speranza. Benvenuto nel collegio episcopale, nella missione che Dio ti affida».