L’ignoranza per ‘seguire’ a tutti i costi la ‘moda’ può essere considerata ancora semplice ignoranza? Il dubbio ci viene osservando lo scempio culturale – non ci viene in mente nient’altro, chiediamo venia – avvenuto al Congresso americano con la preghiera del deputato Dem Emanuel Cleaver, dal finale divenuto virale in mezzo mondo. Eletto alla Camera dei Rappresentanti per lo Stato del Missouri, paladino della lotta Black Lives Matter e MeToo, nonché tra i più vicini alla Speaker dem Nancy Pelosi, Cleaver è anche un pastore protestante e in quanto tale ha voluto concludere il suo intervento al Congresso con una preghiera piuttosto particolare.



Non tanto per i contenuti, ma per quel finale che si sente distintamente nei video qui sotto: «amen and awoman», è la chiosa con la quale Cleaver voleva forse passare come assoluto neutrale sul “genere”, come pieno rispettoso delle nuove politiche “inclusive” del Presidente Joe Biden e della vicepresidente Kamala Harris. E invece si è attirato una quantità di critiche, polemiche e sberleffi tali da fare rapidamente il giro del mondo (online): per il “povero” sventurato, il termine Amen viene considerato come un ostentato sessismo in quanto non includerebbe il corrispettivo femminile “Awoman”, non tenendo però conto che la suddetta parola è di origine ebraica e significa “e così sia”. Dunque da possibile “idolo” del nuovo politicamente corretto mondiale, il deputato diventa immediatamente un autentico gaffeur, come gli hanno fatto subito notare diversi colleghi Repubblicani.



LA GAFFE E IL GENDER

«Non si può determinare il genere di questa parola. Purtroppo i fatti sono irrilevanti per i progressisti. Incredibile», attacca Guy Reschenthaler, mentre il blogger conservatore Matt Walsh aggiunge «I Dem aprono il Congresso con una preghiera che finisce con ‘amen and awoman’. Amen è una parola latina che significa ‘veramente’ o ‘così sia’. Awoman è una parola senza senso che non significa nulla. I dem trovano un modo per rendere tutto stupido e senza senso. Assoluti pagliacci, tutti quanti». Ma al di là delle figuracce e bagarre politiche in corso negli States, è il senso di quella “gaffe” fatta da un pastore protestante (!) che dovrebbe farci riflettere: un momento di defaillance può capitare a tutti, ma che un deputato eletto al Congresso americano probabilmente ‘fissato’ (o ossessionato?) da intenti profondamente “inclusivi”, non prenda in considerazione la realtà ci sembra “lievemente” problematico.



Tanto che una parola di piena ispirazione religiosa viene vista “spoglia” dal suo significato, determinata solo per la ‘forma’ linguistica che rappresenta. E allora Amen vale un Awoman (tra l’altro pure sbagliando la concordanza, ndr), forse per poter seguire meglio il nuovo diktat del Congresso a guida Pelosi: un pacchetto di 45 pagine in votazione nei prossimi giorni per eliminare ogni menzione in Parlamento di pronomi e termini specifici di genere come “donna”, “uomo”, “figlio” o “madre”. Una battaglia, quella del “gender”, che diventa un’ossessione e che arriva a cancellare completamente la realtà circostante: e allora, torniamo all’origine, è vera gaffe o possiamo avere il coraggio di chiamarla ideologia?