DEMOCRAZIA E FIDUCIA/ Usare la giustizia per costruire la società dei puri? Un’illusiaone finita
L’investimento delle grandi risorse finanziarie di cui disporrà il governo dovrebbe aprire un tempo nuovo nella vita della Repubblica. Non possiamo fermarci alla sopravvivenza, alla distribuzione di mance che incoraggiano il parassitismo. Dobbiamo puntare al futuro, che non è un’astratta aspirazione; è una realtà da costruire, un mondo nuovo verso cui dirigere le nostre speranze, un percorso che crea un rapporto virtuoso tra le generazioni.
Svolte profonde non sono possibili senza altrettanto profondi cambiamenti culturali. Il tempo che abbiamo alle spalle è stato dominato dalla sfiducia e dal sospetto. Aveva prevalso l’idea che la nostra fosse una società da sorvegliare, come un territorio nemico, dove i pubblici dipendenti erano pronti a percepire tangenti, gli imprenditori a pagarle, i cittadini a rubacchiare ovunque fosse possibile. Questa idea era figlia di una concezione criminalizzatrice dell’esistente che pretendeva di costruire una società di puri attraverso la giustizia penale. La passione di punire ha pervaso politica e società. La prova più evidente è quanto accaduto nel 2014, quando furono attribuite all’Anac – istituita per la trasparenza e l’anticorruzione – decisive funzioni in tema di appalti pubblici. Una materia che doveva essere regolata al fine di assicurare efficienza gestionale era affidata a un organo con compiti primari di vigilanza e controllo. Da questo tipo di scelte sono derivati obblighi della pubblica amministrazione a numerosi e non sempre necessari passaggi procedurali che penalizzano il conseguimento del risultato. È diventato difficile costruire, riformare, produrre, autorizzare.
La pubblica amministrazione deve costruire opere, non deve sfornare procedure; se non è messa in condizione di costruire opere, le procedure diventano irrilevanti. Sono state approvate leggi punitive dai confini incerti che consentono l’emissione di comunicazioni giudiziarie, sequestro di beni, sottrazione di disponibilità di aziende ad ogni piè sospinto, accompagnate da violente campagne di stampa soprattutto locali. Poi in un numero assai rilevante di casi le accuse si rivelano infondate. C’è la mafia e c’è la corruzione; ma le persone coinvolte nel crimine sono una ristretta minoranza rispetto alla intera popolazione italiana. Bisogna essere rigorosamente intransigenti con corrotti e mafiosi, una volta che sia accertato che lo sono.
Per aprire una nuova fase bisogna passare dal sospetto alla fiducia. Deve diventare facile costruire, riformare, produrre, autorizzare, studiare, ricercare. Senza fiducia anche le più grandi esperienze umane si impoveriscono. Molti sondaggi misurano la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni politiche; ma la fiducia non esiste senza reciprocità. Durante la pandemia i cittadini hanno avuto fiducia nelle istituzioni. Occorre ora che anche le istituzioni nutrano fiducia nei confronti dei cittadini.