A poche ore dalla condanna dell’Ucraina da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per la strage di Odessa del 2014, è stato assassinato uno dei suoi mandanti, l’agente delle forze nazionaliste ucraine Demyan Ganul. A dare la notizia dell’omicidio è stata la polizia ucraina il 14 marzo, spiegando che l’attivista ucraino, che aveva preso parte alla rivoluzione di EuroMaidan e agli scontri del 2 marzo contro le forze filorusse a Odessa, è stato ucciso con un colpo di pistola nel centro della città. Oltre a essere coinvolto nelle manifestazioni a sostegno dell’Ucraina, partecipava a raccolte fondi per l’esercito e a campagne per lo smantellamento di monumenti sovietici.
Il suo assassino è fuggito dalla scena del crimine, ma è stato arrestato qualche ora dopo. Il media filorusso Tipichanya Odesa aveva inizialmente riferito che a sparare era stato un uomo in uniforme militare, ma il ministro degli Interni Ihor Klymenko ha smentito questa indiscrezione. Il killer si nascondeva in un appartamento dove è stata trovata l’arma del delitto. Per i servizi segreti ucraini (Sbu), il presunto assassino è un disertore dell’esercito di 46 anni che avrebbe commesso il delitto ‘sponsorizzato’ dalla Russia.
Demyan Ganul era stato minacciato di morte più volte, ad esempio nel luglio scorso aveva rivelato che fonti russe avevano fatto trapelare informazioni personali sui suoi parenti e che era stata offerta una taglia di 10mila dollari per un attacco contro di lui.
CHI ERA DEMYAN GANUL E LA STRAGE DI ODESSA
L’attivista ultranazionalista ucraino era noto per le sue azioni violente contro i russofoni e contro chi criticava la mobilitazione militare. Era stato membro dell’organizzazione ultranazionalista Pravy Sektor, ma soprattutto aveva preso parte ai gravi scontri di Odessa del 2014, quando persero la vita oltre 40 persone, soprattutto filorusse, tra cui molte bruciate vive nell’incendio della Casa dei sindacati di Odessa, dove si erano rifugiati.
Potrebbe essere una semplice coincidenza, o forse no, ma l’omicidio è avvenuto all’indomani della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che aveva condannato l’Ucraina per non aver fatto abbastanza per evitare o fermare quegli scontri, precisando anche il ruolo della “disinformazione e propaganda” russe nelle tensioni.
Demyan Ganul lanciò la sua organizzazione proprio dopo quella tragedia e iniziò a prendere di mira le persone di madrelingua russa. Recentemente si era scontrato con chi denunciava la mobilitazione militare in Ucraina e nel giugno 2024 aveva aggredito un uomo che aveva espresso delle critiche contro l’esercito ucraino, facendo in modo che venisse costretto a presentarsi all’ufficio di leva.
LA CONDANNA DELLA CEDU
Le autorità ucraine sono state riconosciute colpevoli di aver coperto i crimini di quella strage, quando migliaia di indipendentisti russofoni e russofili protestarono contro la rivolta di Maidan che aveva fatto cadere Yanukovich. Quei manifestanti, per sfuggire al massacro, si rifugiarono nella Casa del sindacato, ma gli ultranazionalisti e neonazisti vi diedero fuoco e sparavano a chi provava a mettersi in salvo e agli stessi soccorritori.
Non c’è mai stato alcun processo per quella vicenda, quindi nessuno è stato riconosciuto colpevole. Per la Cedu, il governo ucraino non ha voluto far chiarezza. D’altra parte, la sentenza riconosce anche l’interferenza della Russia con azioni materiali e tramite la propaganda.