Den Harrow, da ragazzo immagine ad icona degli anni ottanta

In un’epoca dominata dalla generazione Z, dalla trap e dalle tendenze social, i giovanissimi rischiano di perdersi hit e personaggi che hanno fatto la storia della musica italiana e che ancora oggi dominano tra le preferenze dei nostalgici. In un tale scenario, impossibile non inserire Stefano Zandri; meglio noto come Den Harrow.



Den Harrow è stato tra i sovrani indiscussi del pop italiano a ridosso degli anni ‘80: da Future Brain a Mad Desire, il suo stile riconoscibile che perfettamente si sposava con le mode del tempo ha allietato per anni migliaia di appassionati. Ma di cosa si occupa oggi Stefano Zandri? Lo scopriamo grazie ad una recente intervista rilasciata a State of the Nation, programma musicale condotto da Nicola Savino e Bassi Maestro su Radio Deejay.



Den Harrow e il retroscena sui guadagni con la musica: “Ne facevo 300 all’anno…”

“Iniziò tutto per caso: facevo il ragazzo immagine alla discoteca milanese American Disaster; il deejay Roberto Turatti ebbe l’idea di farmi fare un disco per raccogliere più soldi”. Inizia così il racconto di Den Harrow a proposito del suo esordio musicale per poi rivelare di aver avuto non pochi problemi dal punto di vista pratico. “Io non sapevo cantare, ballare e basta, ma accettai. A 20 anni aprii un concerto dei Depeche Mode al Palasport a Milano. Sul palco mi tolsi gli occhiali e fu un tripudio. Mi tirarono addosso di tutto, iniziai così”.



Dunque, nonostante abbia raccontato di essere carente nelle basi canore, Den Harrow ha raccontato di essere riuscito comunque a toccare vette importanti. “Io sono dislessico e imparare a cantare in playback alla perfezione non fu facile. Poi partecipai al primo programma tv con Cicciolina e il suo pitone”. Chiaramente, il successo del cantante – come raccontato a State of the Nation – coincise anche con un discreto tornaconto economico. “Nel 1985 prendevo 25 milioni di lire per una serata e ne facevo 300 all’anno… Appena dopo ‘Don’t break my heart’, che fu il mio più grande successo, mi ritrovai nel 1990 con soli 10 milioni di lire in banca”.