Chissà se ora che anche il vate Roubini su Repubblica ha confermato che le banche stanno nascondendo la loro vera situazione patrimoniale al mercato e agli azionisti, occultando assets tossici nella speranza che le manovre di stimolo governativo continuino all’infinito, la gente comincerà a pensare che dire le cose come stanno non è pessimismo ma realismo, una dote che alla vigilia dell’inizio del Meeting di Rimini sarebbe il caso in molti altri adottassero ricordando la lezione di Don Giussani.
Il problema è che i conti sono spaventosi e nessuna manovra di stimolo sarà sufficiente, visto che i governi nonostante millantino sicurezza hanno già speso tanto, troppo, per cercare di tenere in vita il sistema. Il default sul debito, per molti, sarà una realtà a breve: qualcosa deve cambiare e purtroppo sarà ancora la già citata geo-finanza a portarci il punto di svolta della crisi questo inverno.
A Londra, infatti, gli hedge funds stanno scommettendo milioni e milioni in opzioni call – ovvero con prezzo e data prefissati – sulla triplicazione del prezzo del gas, nonostante le commodities continuino a scendere a causa della mancata ripresa globale. La guerra dei gasdotti e l’arrivo della stagione fredda – la finanza si cautela con anticipo – ha visto in un giorno, la scorsa settimana, materializzarsi 10mila richieste di opzione a 10 dollari con scadenza gennaio: la Russia di Vladimir Putin, con la sua economia sull’orlo del collasso, deve far fronte alla situazione e non può farlo in altro modo che ponendo sul piatto della scommesse il suo ricatto energetico.
L’alleato cinese, ferito ma non morto, ha di fatto trasformato la Moldavia in un protettorato garantendo una limitazione dell’intervento Usa nell’area ed è molto probabile che la Guerra tra Mosca e alcune province ribelli passi dal piano militare a quello finanziario. Scommesse del genere, si fanno scappare nella City, non si vedevano dalla fine del 2007, quando le opzioni sull’aumento del prezzo del petrolio avevano fatto gridare alla follia collettiva: non è stato così, il greggio è arrivato a 150 dollari il barile e in molti hanno fatto una fortuna.
Prendere oggi quelle opzioni è come giocare al Superenalotto, costa poco e può far vincere una fortuna:
Solo che al Superenalotto si scommette su improbabili combinazioni, qui chi scommette sa che qualcosa sta per succedere e le cose andranno a buon fine. Cosa? Una guerra, limitata e poco devastante ma capace di limitare gli approvvigionamenti. Sabotaggi in serie. Chiusura dei rubinetti, un classico della politica russa verso l’Ucraina, ad esempio. Oppure una bella crisi globale, con gli Usa in netta difficoltà sul fronte del debito e del deficit di bilancio, la Cina decisa a non cadere nella “dollar trap” e la Russia ben felice di ripagare in moneta sonante il troppo interventismo Usa nelle proprie aree di competenza.
Come abbiamo già detto e scritto, ci sono due progetti concorrenti di gasdotto in atto, uno che possiamo definire filo-russo e una filo-Usa. L’Italia è legata a quello filo-russo, con Eni in prima fila e gli ottimi rapporti tra Berlusconi e Putin a garantire la buona riuscita dell’operazione. È di ieri, poi, la notizia della liberazione da parte del governo autonomo scozzese dell’attentatore libico responsabile per le 270 vittime della strage di Lockerbie. Sulla carta, si parla di motivi compassionevoli: sta morendo di tumore alla prostata e vorrebbe finire i suoi giorni in Libia. La verità, invece, parla di sempre crescenti interessi commerciali britannici in Libia, di un incontro tra Lord Mandelson – ministro britannico delegate al Business – e Gheddafi a Corfù, di petrolio e contratti. Gli Usa hanno già espresso profondo rammarico per la decisione britannica e questo fa capire che dietro c’è altro: una guerra delle commodities che, in vista della crisi di quest’inverno, diventerà assolutamente fondamentale per sopravvivere.
L’aumento, l’altro giorno, del prezzo del petrolio parla questa lingua: immotivato nei fondamentali ma reso possibile dal dato sulle scorte Usa, scese a sorpresa. Siamo di fronte a qualcosa che ricorda molto i dati della crescita cinese, ovvero manipolazioni: la guerra è in atto, spietata e sotterranea. Pochi mesi e si paleserà a tutti, basta attendere il generale inverno e chiedersi perché in così tanti sarebbero stati tanto stupidi da buttare soldi in opzioni call sul gas senza che “qualcuno” avesse detto loro di farlo. Geo-finanza, ancora una volta.