Il Re è nudo. Ma, soprattutto, l’Europa è finita. Non esiste più, forse non è mai esistita se non nella pletora burocratica delle sue istituzioni, ma da ieri abbiamo la certezza che la Germania sta lavorando per una nuova Ue a propria immagine e somiglianza, un blocco monetario forte insieme ai paesi nord-continentali e arrivederci ai cugini dei Piigs o Club Med che dir si voglia.



A confermarlo ci ha pensato Hugo Banziger, chief risk officer di Deutsche Bank nel corso di una conferenza organizzata a Madrid da Goldman Sachs: l’istituto bancario tedesco, infatti, detiene 2 miliardi di posizione short contro il debito sovrano di Portogallo e Spagna, questo proprio mentre il governo tedesco sta spingendo per giungere a un divieto generalizzato nell’Ue dello short sul debito sovrano. Complimenti alla coerenza di Angela Merkel e dei suoi sodali!



In sterline, visto che la notizia è rimbalzata immediatamente nelle sale trading della City facendo andare su tutte le furie la comunità finanziaria londinese, Deutsche Bank detiene 900 milioni di pound di posizione short contro il debito governativo spagnolo e 660 milioni contro quello di Lisbona: peccato che Deutsche Bank, lo stesso soggetto che sta scommettendo sul default di due paesi membri dell’Ue comportandosi come un hedge fund, goda del bando sulle vendite allo scoperto posto in essere dal governo tedesco per i dieci titoli sensibili quotati al Dax di Francoforte.

Insomma, verrebbe da citare il buon Ricucci e il suo motto, ma evitiamo di scadere in volgarità. Sempre alla faccia della coerenza, a Madrid il buon Banziger ha descritto l’esposizione del suo istituto verso l’Europa del Sud come «relativamente piccola, con l’eccezione dell’Italia»: l’esposizone sovrana netta dell’istituto verso Roma è di 2,6 miliardi di sterline, poco meno di 3 miliardi di euro, sulla base di una posizione netta di circa 23 miliardi di sterline.



Il bello è che tutto questo accadeva mentre Angela Merkel e Nicolas Sarkozy si ergevano a paladini dell’Europa scrivendo una lettera urgente alla Commissione europea al fine di ottenere una regolamentazione più stringente sulla speculazione finanziaria, incluso il bando generale sul naked short. Le rivelazioni fatte da Deutsche Bank, di fatto, mostrano come istituzioni di questo genere siano perfettamente in grado di bypassare bandi e divieti utilizzando sofisticati strumenti finanziari e sussidiarie estere per operare su fronti delicati come quelli dello short sul debito sovrano: eppure, la strana coppia renana continua a blaterare al riguardo e chiedere bandi populistici e dal sapore sovietico. Ipocriti, a dire poco.

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In un blog molto frequentato dai trader della City, ieri si leggeva questo commento postato pochi minuti dopo le rivelazioni giunte da Madrid: «Quindi, signora Merkel, la sua banca principale è in posizione di naked short su due membri dell’Ue come Spagna e Portogallo, ma noi non possiamo operare in naked short sul titolo di Deutsche Bank. Come spiega tutto questo alle locuste degli hedge fund anglosassoni…???».

 

Volete dargli torto, antimercatisti che non siete altro? D’altronde, essere contro il libero mercato, la finanza, il capitalismo (che brutta parola!) è una moda molto diffusa. Anche, purtroppo, in quella che ne era la patria, ovvero gli Stati Uniti. C’è infatti voluto il lavoro di una commissione del Congresso, che ieri ha reso noto le conclusioni cui è giunto, per scoprire che «il salvataggio pubblico di Aig ha avvelenato il sistema finanziario americano, poichè ha reso noto e chiaro alle grandi firms di Wall Street che il governo avrebbe garantito e coperto i loro azzardi e rischi».

 

Quel salvataggio, costato lo ricordiamo 182,3 miliardi di dollari, «ha infatti trasformato le scommesse finanziarie della banca in obbligazioni ultra-garantite». Lo scorso gennaio, il segretario al Tesoro, Tim Geithner, ribadì che il salvataggio aveva evitato «un collasso totale del sistema» e, forse, non aveva torto se si valuta l’entità di contratti di cui Aig era controparte nel mondo, Usa ed Europa soprattutto ma questa tutela da “nanny state” del moral hazard di istituti finanziari che operano sul libero mercato – e quindi devono condividerne i rischi, oltre che i profitti – non ha fatto altro che far ripartire le scommesse sul leverage: tanto, se andrà male un’altra volta, lo Stato ci salverà. Ma per quanto i governi e le istituzioni monetarie ed economiche mondiali potranno mettere mano al portafogli o stampare moneta dal nulla per salvare questi capitalisti di Stato?

 

Siamo, davvero, all’antitesi del liberismo: la Germania vieta lo short su Deutsche Bank e chiede il bando totale su quello del debito sovrano e contemporaneamente lo stesso istituto, banca flagship del paese, shorta il debito sovrano di Spagna e Portogallo. In America, invece, serve una Commissione del Congresso – dal roboante nome di Congressional Oversight Panel – per capire che se si offre a soggetti ad alto rischio una polizza vita gratuita, questi si sentono legittimati a rischiare il più possibile nella logica di privatizzazione dell’utile e colletivizzazione delle perdite.

 

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Non c’è che dire, questa crisi ci ha regalato veramente un mondo, finanziariamente ed economicamente parlando, più responsabile. Non è un caso che, alla fine, i grandi investitori continuino a stare short sull’azionario e long sulle commodities, sperando che il continuo utilizzo di denaro a pioggia da parte dei governi per stimolare la ripresa garantisca una fiammata dell’inflazione.

 

Qualcuno, poi, soprattutto a New York, comincia a posizionarsi lungo sull’euro, sicuro che i troppi “orsi” presenti contro la moneta unica, alla fine, garantiscano un rally. Gordon Gekko, in “Wall Street”, diceva che lui non tirava freccette su un bersaglio ma scommetteva solo sul sicuro: oggi come oggi, invece, il tiro al bersaglio è moda consolidata e diffusissima. Ennesimo fattore di rischio e volatilità, quindi.

 

Restiamo con poche convinzioni, una delle quali – almeno per me – incrollabile: la Germania, come avevo già detto, andrebbe denunciata in sede europea e agli enti di vigilanza per turbativa dei mercati, insider trading e agiotaggio. Magari qualcuno, dopo le rivelazioni di Deutsche Bank, comincerà a pensarlo anche a livello politico: sarebbe ora. Anche se sarebbe comunque tardi.