La crisi del mercato dell’automobile in Europa non fa che riflettere quella complessiva dell’economia continentale, la quale ha di fronte almeno un altro biennio, prima di poter vedere la luce in fondo al tunnel. Sempre sperando che non sia quella di un treno. E continuando a scommettere su altri mercati dove, invece, “le cose vanno bene”. Così, dal nuovo stabilimento Fiat in Serbia, l’ad Sergio Marchionne, ha commentato nel pomeriggio di due giorni fa i dati appena diffusi delle vendite del gruppo negli Usa: positivi oltre le aspettative con +14% ad agosto. E in netta controtendenza con quelli a picco del mercato europeo, dove solo in Italia il Lingotto prevede di chiudere il mese con un calo dell’11% delle vendite.



Il processo di ripresa europeo “richiederà del tempo, onestamente sono pessimista sul 2012 e 2013, nel 2014 dovremmo iniziare a vedere dei segnali di ripresa, si vedrà“, ha indicato il numero uno di Fiat. “Quando mi si chiede della fine del tunnel della crisi temo sempre che la luce in fondo al tunnel sia il treno“, ha ironizzato Marchionne. “Per fortuna“, ha aggiunto, “altrove le cose vanno molto meglio e in meno di sei mesi sarà pronta la nuova versione della 500 L per il mercato Usa“. Nell’analisi di Marchionne “perché torni la luce in Europa serve una soluzione collettiva presa da tutti i leader europei e non da un singolo Paese“.



In questo contesto è bene puntare sull’esportazione “in scala globale” della nuova 500L, definita dal numero uno di Fiat “probabilmente la migliore macchina che abbiamo mai fatto“. La piccola monovolume made in Serbia è attesa sul mercato italiano entro la fine del mese, poi, via via, sugli altri mercati Ue entro la fine di dicembre. Da gennaio 2013 si venderà quella con la guida a destra, fino ad arrivare, a giugno, al traguardo del suolo Usa.

Siamo certi che andrà così anche se finora i presupposti non sono dei migliori. La partenza lenta delle vendite della novità più importante di Chrysler per il 2012, la Dodge Dart, può infatti causare un problema al piano di rilancio di Sergio Marchionne, costruito su forti vendite e guadagni di quote di mercato. È quanto riporta il Wall Street Journal, secondo il quale la prima compatta lanciata da Chrysler in sette anni, “nei suoi primi due mesi di presenza sul mercato (giugno e luglio) ha venduto 974 Dart. La Honda solitamente vende più Civic negli Stati Uniti in un solo weekend“, aggiunge il quotidiano finanziario. La Dart (sulla cui base nasce anche la cinese Viaggio) è un primo importante test della visione di Marchionne di integrare le due società in un singolo produttore globale che “usa la tecnologia Fiat per aiutare Chrysler a diventare un player nel mercato delle auto di piccola e media cilindrata“.



Ma davvero gli altri mercati vanno come razzi e solo l’Europa arranca? Vediamo un paio di esempi, quelli che Marchionne cita con grande orgoglio.

Il mercato brasiliano, ad esempio, è cresciuto in luglio (ultimo dato disponibile) del 18,9% in confronto allo stesso mese del 2011. Ottimo risultato, non c’è che dire. Solo che il boom di vendite è stato innescato dagli sgravi fiscali decisi dal governo della presidente Dilma Rousseff, preoccupata per i dati negativi dei mesi precedenti e per le conseguenze sul piano occupazionale di un’eventuale crisi del mercato automobilistico. Non per niente la concessione delle agevolazioni è stata di fatto condizionata al ritiro di eventuali piani di ristrutturazione negli stabilimenti dei quattro grandi produttori stranieri presenti sul mercato brasiliano (il quarto più importante del mondo). E cioè Ford, Volkswagen, General Motors e, appunto, Fiat. La manovra fiscale ha consentito alle case automobilistiche si smaltire l’invenduto accumulato nei piazzali. Resta da vedere che cosa succederà nei prossimi mesi. Insomma, non esattamente un trend strutturale.

E il mercato Usa?  E’ mantenuto in vita dalla bolla degli acquirenti subprime dell’usato. Dati recenti parlano del 56,46% di clienti subprime sul totale di prestiti per il mercato dell’usato nel primo trimestre dell’anno, contro il 52,70% dell’anno prima. La nuova ratio prestito/valore è oggi del 109,55%, mentre quella prestito per auto usata/valore è salita al 126,62%, mentre il 77% di tutti i prestiti a clienti subprime per acquisto di auto usate è per un periodo superiore a cinque anni. Ecco cosa tiene in vita il mercato Usa, al netto della valanga di soldi statali utilizzati per salvare le casa automobilistiche di cui anche Fiat ha beneficiato, ripagando però il prestito con l’11% di interesse (Obama non accetta logiche all’italiana sugli aiuti di Stato).

Siamo sicuri che un mercato del genere può definirsi sano? Siamo sicuri che, al netto del tunnel europeo che non sembra finire, stimolare le vendite offrendo prestiti a persone pesantemnte al di sotto del credit rating non crei soltanto i presupposti di una bolla simile a quella del comparto immobiliare? Marchionne avrà certamente mille ragioni per puntare tutto su Usa e Brasile ma ad oggi nessun numero sembra confermare le sue granitiche convinzioni. Anzi.