Contro il sempre più diffuso – almeno nelle economie più avanzate del mondo – problema della denatalità, una delle possibili soluzioni arriva dalla prevedibilità fiscale: questa è l’estrema sintesi di una recente studio (“Addressing fiscal uncertainty: Proposing policy pathways for enhancing economic growth and fertility rates in South Korea“) condotto da Francesco Moscone (docente alla Brunel University di Londra e alla Ca’ Foscari veneziana) e dal collega dell’Università di Oxford Joan Madia, presentato in questi giorni al Rome Health Economics Workshop e citato dall’Agenzia Nova. Come fa intuire il nome, il punto di partenza dei ricercatori è stata la Corea del Sud, con la sua sempre più accentuata denatalità che si accompagna ad una scarsa prevedibilità fiscale dovuta ad un’economia quasi interamente incentrata sulle esportazioni e – in quanto tale – estremamente soggetta alle fluttuazioni del mercato mondiale.
Non a caso, i ricercatori hanno notato che nella lunga storia economica sudcoreana ai periodi di incertezza fiscale si è quasi sempre accompagnata una contrazione del Pil dovuta – spiegano Moscone e Madia a Nova – alle spese governative imprevedibili e alle politiche fiscali austere, stimolo di una generale instabilità economica. La conseguenza più interessante, però, è che a quegli stessi periodi di incertezza e decrescita economica, si possono collegare anche i dati peggiori sulla denatalità della Corea del Sud, con l’ovvia conseguenza che a fronte di una crescita – e, dunque, di una certa prevedibilità fiscale – cresce anche il numero di nuovi nati.
Gli effetti della prevedibilità fiscale: dal calo della denatalità, alla crescita economia
Natalità e denatalità – sottolinea il dottor Madia in un’intervista con l’agenzia Nova – sono “ovviamente fenomeni complessi, influenzati da molteplici fattori di ordine sociale, culturale e storico”, mentre la prevedibilità (o imprevedibilità, a seconda di come la si guardi) fiscale e l’unica “su cui l’intervento politico può agire“. In tal senso, secondo il ricercatore dallo studio emerge chiaramente che una politica fiscale sicura, prevedibile e a lungo termine contribuisce ad abbattere la denatalità, ma al contempo “giova su molteplici piani”: innanzitutto per le aziende “che possono aumentare investimenti, produzione e innovazione a beneficio della crescita economica”.
Secondariamente gli effetti della prevedibilità economica si potrebbero estendere anche al bilancio pubblico, migliorando il rapporto con gli investitori e i creditori internazionali; ma non si può tralasciare – continua Madia – l’effetto positivo sul mondo del lavoro, con una riduzione della precarietà che giova soprattutto alle famiglie, chiudendo il cerchio che si è aperto con la denatalità.
Denatalità e prevedibilità fiscale: gli esempi virtuosi
Poco più avanti nello studio sulla denatalità e la prevedibilità fiscale spuntano alcuni esempi virtuosi di misure e norme introdotte negli anni dai governi mondiali: è il caso della Sugar Tax britannica, proposta nel 2016 ed entrata in vigore nel 2018, con una finestra di tempo che ha permesso alle aziende di pianificare attentamente le loro mosse riducendo l’impatto di una misura potenzialmente tragica per l’economia; ma anche degli investimenti sulle auto elettriche promossi in Germania già nel 2011 e che oggi l’hanno resa una delle principali esportatrici di veicoli a batteria.
Insomma, partendo dal caso della Corea del Sud lo studio ambisce a diventare una sorta di guida per tutti i governi – incluso il nostro – che si trovano a fare i conti con una tragica denatalità, suggerendo di lavorare più che sui sussidi e sugli incentivi economici per le famiglie, all’intero sistema fiscale, migliorandone la prevedibilità con ricadute positive anche sull’economia.