Dall’inizio della guerra in Ucraina si sentono esponenti russi, a partire dal presidente Vladimir Putin, parlare di denazificazione. Ma cosa si intende con questa espressione? Finora non era stata esplicitata dettagliatamente. Ora si apprende che non comprende solo la sconfitta totale degli ucraini sul campo di battaglia. È una vera e propria opera di “pulizia” degli apparati statali, politici e militari, che prevede la rieducazione della popolazioneper la durata di almeno una generazione”, con la cancellazione del nome Ucraina. Il programma non è trapelato tramite indiscrezioni, né è stato scoperto. È stata l’agenzia Novosti a pubblicare la road map a dir poco inquietante.



Un piano di pulizia descritto dal giornalista Timofey Sergeytsev, il cui articolo s’intitola “Cosa dovrebbe fare la Russia con l’Ucraina” ed è stato pubblicato nelle ore in cui riportavamo l’orrore del massacro a Bucha. Nell’articolo si spiega anche il motivo per il quale la denazificazione è ritenuta necessaria: “Parte significativa del popolo – molto probabilmente la maggioranza – è stata dominata e attratta dal regime nazista”. Quindi, il primo obiettivo è che i nazisti siano “distrutti al massimo sul campo di battaglia”. Nel mirino non solo i vertici, in quanto colpevoli, ma “anche una parte significativa delle masse, che sono naziste passive, complici del nazismo”.



“DESIDERIO DI INDIPENDENZA? NAZISMO”

La denazificazione, la cosiddetta operazione di pulizia, non è solo fisica e militare, ma anche culturale. Quindi, si realizza tramite la “repressione ideologica (soppressione) degli atteggiamenti nazisti” e con una “severa censura”, non solo in ambito politico, “ma anche necessariamente nell’ambito della cultura e dell’istruzione”. A dover condurre tale operazione solo il vincitore, quindi la Russia. “Non può compiersi con un compromesso, sulla base di una formula come Nato – no, UE – sì”, scrive Novosti. È evidente che un piano del genere non può essere concretizzato in breve tempo. “I termini della denazificazione non possono in alcun modo essere inferiori a una generazione”, in quanto la “nazificazione dell’Ucraina è continuata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989”. La Russia rileva il nazismo nel “desiderio di indipendenza” e nel “percorso europeo (occidentale, filoamericano) di sviluppo” che ha deciso di intraprendere. Dunque, bisogna cancellare il nome Ucraina, lasciando aperta la possibilità che ci si riferisca anche solo alla parte orientale, trasformando di fatto l’Ucraina nelle due Germanie della Guerra fredda.



“DENAZIFICAZIONE UCRAINA IN 25 ANNI”

A differenza della Georgia e dei Paesi baltici, l’Ucraina con la sua storia ha dimostrato per la Russia che “è impossibile come stato nazionale” e che i tentativi di costruirlo hanno portato al nazismo. Di conseguenza, la denazificazione dell’Ucraina comporta in modo inevitabile la de-europeizzazione. Il piano prevede anche la liquidazione delle forze armate naziste, la creazione di organi di autogoverno pubblico e di milizie, ma anche di uno spazio informativo russo, il ritiro di materiali didattici, divieto di programmi educativi con “linee guida ideologiche naziste”, la pubblicazione dei nomi dei complici del regime nazista, procedendo con “lavori forzati per il ripristino delle infrastrutture” e la creazione di organismi permanenti di denazificazione “per un periodo di 25 anni”. Dal canto suo, la Russia per concretizzare il piano di denazificazione dell’Ucraina deve separarsi dalle “illusioni filo-europee e filo-occidentali” e proteggere i valori “dell’Europa storica”. Un messaggio che non ha come destinatario solo l’Ucraina.