Verità per Denis Bergamini: è quanto chiede la sorella del calciatore del Cosenza morto a 27 anni sulla Statale 106 il 18 novembre del 1989. Le circostanze di quel decesso sono ancora tutte da chiarire, ma Donata Bergamini non ha dubbi sul fatto che il trasferimento a Potenza del procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, il magistrato che ha portato alla riapertura delle indagini, rappresenti un ostacolo alla ricerca di giustizia sulla morte di Denis. Facciolla, il cui trasferimento è stato stabilito dal Csm, come riferito da “Il Corriere della Sera”, è accusato di corruzione e falso: in particolare gli viene contestato l’uso illecito di una scheda telefonica, oltre che presunte irregolarità nell’affidamento alla Stm, società che si occupa di intercettazioni, del noleggio di apparecchiature. Oggi pomeriggio, davanti al Tribunale di Cosenza, è andata in scena una manifestazione per dire no al trasferimento di Facciolla. Donata Bergamini, intervistata dal Corriere della Sera, ha lanciato il suo grido: “Non lasciateci di nuovo soli. Abbiamo diritto a sapere che cosa è successo a Denis. Saremo tante lucciole della giustizia a chiedere che Facciolla possa finire quello che ha iniziato. Mai nessuno ha fatto quello che ha fatto lui in appena due anni. Un lavoro capillare. Ha ascoltato centinaia di persone. Riletto faldoni accumulati in trenta anni. Ricostruito documenti cancellati. Ora arriva questo trasferimento. Improvviso. E immediato. Noi familiari non possiamo non pensare che sia legato alla vicenda di Denis“.
DENIS BERGAMINI, LA SORELLA DONATA: “ENNESIMA FUCILATA”
Donata Bergamini è convinta che la verità sulla morte di Denis possa arrivare con Facciolla a gestire le indagini e per questo vorrebbe che finisse ciò che ha iniziato: “Visto che i primi veri risultati sono arrivati con lui, sì. I miei genitori, che hanno 80 anni, non godono di ottima salute e sono provati per tutto quello che hanno dovuto sopportare nella vita, con lui avevano ritrovato la speranza. Adesso gli è arrivata questa ennesima fucilata. Pregano ogni giorno perché i colpevoli paghino“. La sorella di Denis Bergamini spiega che in tutti questi anni hanno maturato un’impressione se non dei colpevoli, almeno di chi ha mentito: “Sono stati i due testimoni oculari: Raffaele Pisano, il camionista, e Isabella Internò, ex fidanzata di Denis“. Due dei tre indagati in questa vicenda: “A loro si è aggiunto Luciano Conte, poliziotto e marito della Internò, che lei stessa all’epoca dei fatti indicò come amico e confidente. Oggi è indagato per favoreggiamento“. Per molto tempo, infatti, la morte del calciatore del Cosenza venne archiviata come un suicidio e il solo imputato per omicidio colposo, il camionista che investì il corpo del centrocampista, venne assolto. La seconda inchiesta, del 2011, si chiuse a sua volta con un’archiviazione. Fu un’istanza dell’avvocato Fabio Anselmo (lo stesso che difende la famiglia di Stefano Cucchi), a portare la procura di Castrovillari a riesumare il cadavere di Denis: la nuova autopsia sancì che Bergamini era stato ucciso, soffocato, e soltanto dopo investito dal mezzo pesante. Donata continua nella sua battaglia, non vuole arretrare: “I primi anni se a Cosenza entravamo in un bar, si svuotava in un attimo. Neanche fossimo noi gli assassini. Eravamo soli. Poi però la gente ha cominciato a starci vicino. E nel 2009 un ragazzo, incuriosito dal caso Bergamini, ha aperto un gruppo Facebook. E lì ho capito che non eravamo affatto soli. Erano tantissimi gli iscritti, anche ragazzi calabresi. (…) C’è una scuola calcio che porta il suo nome. La curva sud dello stadio di Cosenza è intitolata a Denis. I miei figli, che sono sui social, tengono viva la sua memoria. E mi spingono ad andare fino in fondo: perché loro zio abbia finalmente giustizia“.