«Quell’inchiesta era un terreno minato. Non si riusciva a fare niente». Così Maria Angioni in merito alle indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone a cui ha lavorato dall’ottobre 2004 al luglio 2005. L’ex pm ha raccontato all’AdnKronos un retroscena inquietante in merito all’inchiesta: «Venni interrotta da un esponente delle forze dell’ordine, mentre stavo interrogando una persona che mi stava dando notizie molto interessanti, distruggendo quella pista. Quella volta mi spaventai davvero». Quella fu la sua ultima attività inquirente: il giorno dopo lasciò la Procura di Marsala e andò al Tribunale di Cagliari. Lei fu assegnata al fascicolo un mese dopo la sparizione di Denise Pipitone. «Abbiamo fatto ricerche sui pedofili, sugli esoterismi. Perché ricordo che Mazara del Vallo è una zona dove si fanno messe nere», ricorda la Angioni. In quei 10 mesi di indagini si è resa conto che molte cose non andavano. Infatti riguardo l’ispezione all’abitazione dove abitava Anna Corona precisa: «Non c’era il pozzo di cui si è parlato ieri. Ricordo perfettamente che l’ispezione fu fatta. Ma bisogna vedere come era stata fatta…». In quell’occasione avevano cercato un falso muro, «una stanza “segreta” dove potesse essere stata nascosta la bambina, ma non venne trovato niente». Non ricorda nulla di un pozzo, ma ritiene positiva la segnalazione. «Evidentemente, dimostra che le persone sono meno preoccupate e finalmente parlano».



A proposito della “rete di protezione” attorno alla famiglia Corona, ammette: «Io, sinceramente, pensavo che qualcuno della famiglia Corona fosse un confidente della Polizia, con il Commissariato di Mazara del Vallo e, come si sa, i confidenti si tende a proteggerli». Delle regole non sono state rispettate e la pm si è spaventata. «Ci sono stati degli elementi di disturbo in una importante attività di indagine». Il riferimento è anche ad una intercettazione di una famiglia, in particolare due donne. «Mentre stavo sentendo a sommarie informazioni una persona, arriva – in maniera inopportuna – un esponente delle forze dell’ordine, diverso dalla mia squadra di Polizia Giudiziaria, che mi interruppe e dicendo delle cose che avrebbe dovuto dire in separata sede, e così ha bloccato di fatto anche il flusso di informazioni che stava provenendo dalla persona interrogata. E quell’attività è morta lì. Ero incavolata nera».



Stando a quanto riportato dall’AdnKronos, in quell’intercettazione si parlava di un omicidio. “Purtroppo è morta, è morta”, la frase captata che purtroppo non è mai stata chiarita. Di quanto accaduto a Ragusa non fece una relazione: «Ma ho informato i colleghi della Dda». Uno dei tanti fatti strani. «Come quando alcune persone intercettate sapevano di essere captate dalle microspie. Una cosa inaccettabile». Infine, riguardo la nuova inchiesta aperta dalla Procura di Marsala, Maria Angioni preferisce non parlare. Si limita a dire: «Sono stata sentita di recente a sommarie informazioni, senza dirmi perché. Non posso aggiungere altro».



DENISE PIPITONE, ANGIONI “POZZO? NON MI RISULTA”

Maria Angioni, la pm che si occupò per anni dell’inchiesta sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone, è intervenuta in merito alle ricerche nella casa dove abitava Anna Corona. «Il garage e lo scantinato di quella palazzina all’epoca furono ispezionati», ha dichiarato all’AdnKronos il magistrato, oggi giudice del lavoro a Sassari. A proposito dell’ispezione nell’abitazione di via Pirandello a Mazara del Vallo, Angioni ha spiegato di non avere un «ricordo di un pozzo» in quel garage della casa in cui viveva appunto la mamma della sorellastra di Denise Pipitone. «Non ricordo niente sul dettaglio di un pozzo», ha aggiunto la giudice. I carabinieri e i vigili del fuoco, però, ieri pomeriggio ha ispezionato senza sosta la casa disabitata, di propria di una famiglia di emigranti di Mazara del Vallo che ora vive in Svizzera. Carte catastali alla mano, hanno verificato se sono stati fatti dei lavori di recente. Di recente la giudice Angioni aveva dichiarato che all’epoca delle indagini si imbatté in un contesto ambientale molto complesso. Anche per questo recentemente è stata ascoltata dalla Procura di Marsala che ha aperto un’inchiesta su eventuali depistaggi.

“TROPPO RISPETTO PER I CORONA”

Ma Maria Angioni ha parlato anche a Chi l’ha visto, che ieri ha trasmesso il suo intervento. «Noi come procura, con la polizia di Mazara del Vallo, abbiamo avuto grossi problemi», ha ribadito. Poi ha raccontato un episodio, senza far nomi, in cui alcune persone sono andate a processo per concorso in sfruttamento della prostituzione e perché in una discoteca c’era stata una sparatoria. «Alcuni elementi del commissariato perché avevamo saputo e accertato che era presente un fratello di Anna Corona e invece non si è scritto nulla della relazione mandata alla procura». A proposito di Claudio Corona ha ricordato un retroscena: «Nell’indagine Denise gli avevano fatto due domande in croce e lui aveva risposto in maniera generica e non risultava che l’avessero incalzato, quindi l’avevo risentito io. Il primo verbale era troppo generico. C’è stato molto rispetto verso la famiglia Corona». Infine, sulle possibilità di ritrovare Denise Pipitone: «Si può trovare, se qualcuno ci dà una mano. Noi abbiamo una serie di indizi un po’ scollegata, basterebbe una parola, una frase, per collegare due indizi e così si collegano tutti».