Due microspie a casa di Piera Maggio, trovate dopo 20 anni dalla scomparsa della figlia Denise Pipitone. Le cimici, secondo il racconto della donna su Facebook, sarebbero state correttamente funzionanti e sarebbero state scoperte durante alcuni lavori di manutenzione all’interno dell’abitazione dove vive con Pietro Pulizzi.



A meno che qualcuno non le abbia collocate nel tempo violando il nostro stabile“, ha scritto la mamma della bimba sparita misteriosamente a Mazara del Vallo nel 2004, quei dispositivi si sarebbero trovati lì da quando iniziò l’inchiesta. “Chiederemo alle autorità se sono beni dello Stato oppure di privati”, ha aggiunto sottolineando inoltre di non sapere se ce ne siano altre. L’ipotesi della famiglia è quella di chiedere, all’esito di una attenta valutazione, un risarcimento per i decenni di “appropriazione” della rete elettrica domestica.



Il giallo della bimba scomparsa a Mazara del Vallo

Denise Pipitone sparì in circostanze mai chiarite il 1° settembre 2004 a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, e il caso è un giallo irrisolto tra i più spinosi delle cronache italiane. All’epoca della scomparsa aveva quasi 4 anni e da allora non c’è stato un momento di tregua per la mamma, Piera Maggio, e per il papà Pietro Pulizzi, impegnati in una battaglia che va avanti da 20 anni per ritrovarla tra decine di segnalazioni e ipotesi investigative.

Sono trascorsi decenni tra indagini arenate e piste che hanno scavalcato i confini nazionali fino a toccare Paesi come la Russia, epicentro di una segnalazione che portò l’avvocato della madre, Giacomo Frazzitta, a un livido confronto con gli autori di un programma televisivo nel quale, a puntate, sarebbe andata avanti la triste caccia all’identità reale di una ragazza che una spettatrice aveva indicato come somigliante a Denise. Anche quella strada si era risolta in un nulla di fatto. Successivamente i genitori si erano rivolti ai magistrati siciliani con un appello perché, all’indomani della cattura di Matteo Messina Denaro, gli chiedessero se avesse informazioni utili sul rapimento. Secondo Piera Maggio, l’ultimo superlatitante stragista di Cosa nostra non poteva non sapere qualcosa vista la sua posizione apicale nel controllo del territorio del Trapanese, dove sarebbe stato informato di ogni movimento e di ogni crimine anche quando viveva in latitanza. Pure in quel caso, però, il disperato tentativo dei familiari di Denise Pipitone era finito in un buco nell’acqua.