La scomparsa di Denise Pipitone resta, a distanza di oltre vent’anni, un vero e proprio mistero: a Ore 14 è stata risollevata la pista valtellinese, secondo cui la bambina, dopo il rapimento, è stata avvistata in provincia di Bergamo. Una testimone, Susanna, nel dettaglio, ha rivelato che una donna rom di nome Gijlia le aveva mostrato sul cellulare una fotografia in cui compariva la piccola. A parlare della questione, in una intervista concessa al programma di Rai 2, è stata Fatima, la cugina di quest’ultima.
“Denise Pipitone e mia sorella Jasmine erano uguali. Noi avevamo notato la somiglianza perché avevamo visto le fotografie della bambina scomparsa in televisione. Dopo la segnalazione, la Polizia è entrata dentro casa nostra, mia mamma e tutti gli altri membri della nostra famiglia si sono presi uno spavento. Abbiamo pensato ‘Non è che scambiano Jasmine per Denise?’. Anche mia sorella è del 2000”, ha raccontato Fatima. È per questo motivo che hanno deciso di nasconderla. “Avevamo paura che la portassero via, mica a quei tempi sapevamo che avrebbero fatto il test del DNA per sapere se era lei o meno. Pensavamo che l’avrebbero portata via e non l’avremmo più rivista. È per questo motivo che l’abbiamo nascosta. Non so se poi abbiano continuato ad indagare, ma da noi non sono più tornati a chiedere”.
Denise Pipitone, la sorella di Jasmine: “Erano uguali”. Il racconto
Fatima, la sorella di Jasmine, la bambina cercata dalla Polizia a Bergamo poiché somigliante alla scomparsa Denise Pipitone, ha parlato della storia drammatica della sua famiglia, fuggita dalla guerra in Kosovo e successivamente stabilitasi nel Nord Italia. In questi anni hanno dovuto anche fare i conti con un padre violento. “È stato già un paio di volte in carcere. Lui deve andarci di nuovo, ha tantissime denunce. Voleva violentare la mia vicina di casa. Ha sequestrato una ragazza della Macedonia del Nord. Ha fatto tantissime cose, tantissimi abusi”, ha raccontato a Ore 14.
Anche le due sorelle sarebbero state sue vittime. “Quando avevo 14 anni ci ha portate in Belgio. Avrei dovuto sposare un ragazzo, era tutto organizzato. Noi però fuggimmo. Al confine fummo arrestate, ma poi ci permisero di tornare in Italia. Una volta lì siamo andate in caserma e ai servizi sociali, che ci hanno dato un appartamento provvisorio”. Da quel momento vivono a Bergamo.