Uno dei personaggi chiave della vicenda relativa alla scomparsa di Denise Pipitone è Maria Angioni, ex pm che per prima indagò sul caso. Intervenuta a Quarto Grado, ha esposto i suoi sospetti: «Subito dopo essere stata interrogata è uscita fuori la notizia dell’interrogatorio. Quando è stato chiesto il giudizio immediato, si è saputo subito. Quindi lì dentro ci sono persone che riferiscono con costanza». Inoltre, ha parlato di un rapporto assiduo con la Procura: «Se non avessi trasmesso niente, me lo avrebbero contestato. Dopo essere apparsa in tv diverse persone mi hanno mandato delle mail che ho mandato in Procura. Che dovevo fare: tenerle? Io l’ho mandata al procuratore senza fare commenti».
Riguardo Della Chiave, il cui avvocato ritiene che sia stato indagato per una falsa segnalazione di Angioni, la stessa ha replicato: «Non ho niente contro di lui, è stato pure archiviato, quindi non ci sono elementi contro di lui. Ho sempre detto che perché aveva deficit e problemi di salute doveva essere considerato inattendibile».
IL MEA CULPA DI MARIA ANGIONI
Per quanto riguarda la cosiddetta “pista tunisina”, che non viene ritenuta così attendibile, Maria Angioni a Quarto Grado ha fatto delle precisazioni: «Sarebbe stato corretto fare controlli sulle partenze, perché era scomparsa una bambina. C’è una persona con quel cognome (S.S. ndr). I controlli dovevano essere fatti a 360 gradi, io stesso faccio mea culpa per quello che mi compete». Quindi, ha fatto un’ammissione: «Ho cercato di fare quello che ho potuto, ma non ricordo di aver mai visto questi documenti. Non sto dicendo di essere bravissima, ma le mancanze sono state di tutti. Ora dico di fare quello che si può, anche nel controllare cos’è successo alle frontiere». Ma l’ex pm ha anche assicurato di essersi sempre interessata alla scomparsa di Denise Pipitone. «Una cosa è parlare alle tv, un’altra è rompere le scatole ai colleghi». Quando è emerso il caso Olesya, mistero poi risolto e rivelatosi non attinente alla vicenda di Denise, ha deciso di tornare di nuovo allo scoperto. «Una grande parte della mia giornata la dedico a studiare gli atti del processo, poi lo farò con quelli dell’indagine, non per difendere me stessa, ma per capire se c’è qualcosa di utile per trovare Denise».
IL GIALLO DELL’IMPRONTA
Ma Maria Angioni ha parlato anche della Ford Fiesta che fu vista sfrecciare a grande velocità, senza fermarsi neppure dopo aver urtato contro un marciapiede, dopo la scomparsa di Denise Pipitone. Quell’auto sarebbe stata vista mentre proseguiva la sua corsa in una stradina sterrata, seguita per poco da un testimone in motorino. All’epoca furono controllate molte vetture e in una di queste è stata rilevata l’impronta di una mano di bambino, isolata nel 2005 dai Ris di Messina. Ma il tenente colonnello Carlo Romano, comandante sezione Biologia dei Ris di Messina, a Quarto Grado ha spiegato che da alcuni esami condotti nel 2018 è emerso che non era presente il Dna di Denise Pipitone, non escludendo comunque che su quell’impronta potrebbe essere finito materiale biologico di altre persone nel frattempo.